Poliziotti fermati e disarmati in Ticino, la Svizzera: tutto nelle regole

Gli elvetici: lo prevedono gli accordi fra i nostri Stati. Ma il sindacato di polizia Sap replica: "Il caso non è affatto chiuso, intervenga il ministero dell'Interno"

Brogeda

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Como, 4 febbraio 2015 - "Abbiamo provveduto ai controlli previsti in questo caso dalle procedure. Come prevedono gli accordi tra i nostri Stati era necessario valutare la regolarità dello sconfinamento". Non ci sarebbe nessun incidente diplomatico, secondo il protavoce della polizia elvetica, nel fermo dei due agenti italiani bloccati alcuni giorni fa alla frontiera mentre erano impegnati nell'inseguimento di un'automobilista ticinese che aveva rifiutato di sottoporsi all'alcoltest fuggendo in autostrada. I due agenti erano stati fermati dai colleghi della Cantonale che li avevano disarmati, interrogati per alcune ore e sottosti all'alcoltest. Un trattamento ritenuto offensivo dagli italiani che avevano informato del fatto anche la Farnesina. "Per noi il caso è chiuso", replicano gli svizzeri che per altro collaborano già con le forze dell'ordine italiane per i controlli contro l'immigrazione clandestina lungo la linea di confine.

Di tutt'altro avviso invece il Sap, sindacato di polizia. "L'episodio dello sconfinamento di una pattuglia della Polizia di Stato in territorio elvetico, con relativa umiliazione dei nostri agenti da parte degli operatori svizzeri che hanno bloccato i colleghi italiani facendosi consegnare le armi in dotazione e sottoponendoli addirittura ad alcol test, dimostra ancora una volta lo scarso peso del nostro Paese a livello internazionale - è intervenuto sulla vicenda Gianni Tonelli, segretario generale del sindacato di polizia Sap, - Abbiamo chiesto al Ministero dell'Interno e al Dipartimento della pubblica sicurezza un chiarimento urgente e non possiamo accettare che il caso sia chiuso, come sostengono oggi le autorità svizzere". Tonelli nei giorni scorsi aveva inviato una lettera al Viminale chiedendo spiegazioni proprio sul fatto di Chiasso. "È una situazione imbarazzante spesso alcune polizie estere mangiano il riso in testa a quella italiana - conclude - le conseguenze ricadono sugli operatori coinvolti in quella che dovrebbe essere una cooperazione tra paesi diversi. Chiediamo al nostro Ministero un sussulto d'orgoglio, almeno su questo".

(ha collaborato Roberto Canali)