REDAZIONE VARESE

Il tecnico non arriva ad applicare il braccialetto, detenuto si fa tre giorni di carcere in più

L’uomo si trovava nella casa circondariale di Busto Arsizio, quando ha ricevuto l’ok ai domiciliari. Ma chi doveva attivare il dispositivo non si è presentato all’appuntamento. L’avvocata Laura Gusmeroli: “A decidere della libertà di una persona è stato un dipendente di un’azienda, non il magistrato”

Un braccialetto elettronico; a destra, il carcere di Busto Arsizio, dove si trovava detenuto l'uomo

Un braccialetto elettronico; a destra, il carcere di Busto Arsizio, dove si trovava detenuto l'uomo

Busto Arsizio, 3 settembre 2025 – Si è dovuto “sciroppare” tre giorni di carcere in più per un appuntamento saltato. È accaduto a un italiano, arrestato nel maggio scorso in esecuzione di un mandato europeo, scarcerato il 17 giugno quando la Corte d’Appello di Milano ha notificato al suo avvocato l’ordinanza per la concessione dei domiciliari con l’applicazione del braccialetto. Scarcerato, ma solo in linea teorica, almeno nei primi giorni. Sì, perchè il provvedimento non è stato inizialmente eseguito. Il motivo? Il tecnico di Fastweb, la società che gestisce i braccialetti elettronici, non si è presentato all'appuntamento per applicare il dispositivo.

Con il paradosso, commenta il legale dell'uomo protagonista della vicenda, che in quel lasso di tempo "a decidere della libertà di una persona è stato un tecnico, non un magistrato".

Uscita e rientro

"Il nostro cliente è stato prelevato dal carcere scortato da mezzi e agenti della polizia penitenziaria e portato a casa sua dove si sarebbe dovuto presentare all'appuntamento il tecnico - spiega all'Agi l'avvocata Laura Gusmeroli che si è occupata del caso assieme al collega Giovanni Tavernari -. Ma il tecnico non si è presentato senza nemmeno motivare la ragione dell'assenza né quel giorno e nemmeno in seguito. Solo tre giorni dopo il nostro assistito ha potuto lasciare il carcere quando si è riusciti ad applicargli il braccialetto".

L’avvocata ricostruisce le tappe della vicenda: "lui era detenuto da maggio, il 17 giugno è arrivato l'ok dei giudici al braccialetto ma l'applicazione non era disponibile e abbiamo dovuto aspettare il 5 luglio. Finalmente siamo riusciti a organizzare tutto e si può anche immaginare il trambusto tra agenti e camionetta creato in un piccolo paese in provincia di Varese. È possibile che un tecnico possa decidere sulla libertà di una persona scavalcando un'ordinanza dei giudici?".

Un déjà-vu

A quanto pare non solo è possibile ma anche frequente. Antigone, l'associazione impegnata nella tutela dei diritti dei carcerati, riferisce che "situazioni di questo genere sono tutt'altro che rare e sono state denunciate diverse volte nel tempo. È un problema per la persona, che è dovuta rimanere in carcere più del tempo previsto, ma anche un costo economico e di personale per lo Stato nell'organizzare per due volte il servizio di scorta".