Varese, 16 novembre 2024 – Al via questa mattina la testimonianza di Lavinia Limido, vittima della violenza dell'ex marito Marco Manfrinati che nel procedimento odierno è accusato di stalking nei confronti della ex moglie, della ex suocera Marta Criscuolo e dell'ex suocero Fabio Limido. Atti persecutori che sono poi sfociati nell'omicidio di Fabio Limido, avvenuto lo scorso 6 maggio in via Menotti a Varese, quando Manfrinati uccise l'ex suocero con 21 coltellate e ferì in modo gravissimo Lavinia.
La cartolina
Prima dell'inizio dell'udienza l'avvocato di parte civile Fabio Ambrosetti ha prodotto una serie di mail inviate a Lavinia e al padre con insulti e minacce anche dopo i fatti di via Menotti. Non solo: dal carcere di Busto Arsizio, dove è detenuto per l'omicidio e il tentato omicidio, Manfrinati a settembre ha inviato una cartolina alla ex suocera con il messaggio: “Sentitissime condoglianze per la dipartita di quel brav'uomo morto quattro mesi fa, che ora sarà con gli angioletti. Sinceramente, Marco”.

La ricostruzione
Oggi Lavinia Limido, assistita dall'avvocato Ambrosetti, ha ripercorso l'incubo vissuto dopo il trasferimento con Manfrinati da Varese a Busto Arsizio (Varese), raccontando che le controllava i soldi a ogni fine mese, che la aggrediva se non posteggiava l'auto in garage. Ed è proprio dopo l'ultimo atto di violenza che aveva deciso di fuggire. “Mi sono nascosta in provincia di Como, a casa di un'amica di famiglia, perché sapevo che lui mi avrebbe cercato dai miei genitori”, ha raccontato in aula.
“Non uscivo di casa”
"Non uscivo di casa e i miei venivano a trovarmi usando auto diverse per non essere seguiti". E ancora: “Manfrinati ci minacciava e ci insultava con email e telefonate, indirizzate anche alla nostra azienda. Fummo costretti a mettere telecamere ovunque e, addirittura, a fare il giro degli isolati prima di rincasare la sera, per controllare che lui non fosse in zona”. La donna, parlando con i cronisti dei tragici fatti del 6 maggio scorso ha commentato: “Sapevo che l’epilogo sarebbe stato la morte di qualcuno. Pensavo alla mia”.