Gaia, Cesare e il Marcel Boum Tante culture in una cucina

In via Savona 13 sulle pareti proverbi e aforismi africani, a tavola il mondo: dallo Yassa agli gnocchi di platano, dagli arancini di riso al cocco allo Shima.

Gaia, Cesare e il Marcel Boum  Tante culture in una cucina

Gaia, Cesare e il Marcel Boum Tante culture in una cucina

di Paolo Galliani

Quello che si vede, si ascolta, si mangia. E si intuisce. Perché c’è tanto altro al di là dell’evidenza: un locale ibrido di quelli che da anni si fanno notare a Berlino, Parigi e Londra e che finalmente ha preso forma anche a Milano, città open minded perfetta per un ristorante che sfugge ad ogni definizione, dove si assaggiano preparati e pietanze che evocano Dakar, Accra e Abidjan e ti ci fanno pure andare senza allontanarti mai da Porta Genova. Nome di fantasia - "Marcel Boum" – per evocare la storia di un ipotetico immigrato che, dopo le note peripezie arriva in Italia, e riesce a fare della cucina un’occasione di riscatto oltre che il modo più empatico per integrarsi nel Paese che lo accoglie. Del resto, l’aveva pensato proprio così, Gaia Trussardi, giovane imprenditrice orientata alla promozione di iniziative e start-up dalla forte connotazione sociale, da anni impegnata a collaborare con la Croce Rossa Italiana offrendo formazione e mentoring agli immigrati e ai richiedenti asilo del centro accoglienza di Bresso. Lo ripete: "Credo nell’umanità. E volevo avviare una location capace di utilizzare la cucina per promuovere la multiculturalità".

Come? Attraverso il più potente linguaggio universale: il cibo. Concetto e progetto subito condivisi con Cesare Battisti, altro promoter del "Marcel Boum" con la sapienza da chef illuminato che gli viene riconosciuta da anni (al Ratanà) e che si è subito gettato a capofitto nell’iniziativa studiando piatti e ricette genuinamente africani seppure bilanciati e resi più light per essere meglio apprezzati dalla clientela italiana. Tant’è.

Dopo mesi di incontri e approfondimenti, l’apertura l’estate scorsa dello street food di via Savona 13 rivestito alle pareti da proverbi e aforismi africani, inondato dalle sonorità afro-jazz e affidato alla verve culinaria di Prince, giovane di seconda generazione nato a Brescia da genitori ghanesi. L’acrobazia gastronomica? Inevitabile. Mica facile, da neofiti, muoversi tra i croccantissimi "Fofos", arancini di riso al cocco e gamberetti secchi abbinati ad una crema allo zenzero e lo Shima, polenta di mais bianco fritta con salsa di gamberi e sardine essiccati, curry, paprika e olio evo.

Se è per quello, è ancora meno semplice farsi largo tra la manioca fritta con maionese al lime e pepe nero , gli gnocchi di platano alla piastra e l’hummus algerino di ceci e rapa rossa. Anche se va detto, a strappare forse i commenti più entusiastici dei tanti frequentatori è lo Yassa, bocconcini di pollo con curcuma, curry e menta che si prendono subito il podio tra i “best of“ dell’ottima cucina low cost del "Marcel Boum". E del resto, bisogna pure aprire i propri orizzonti gustativi oltre che mentali in un locale che presto potrebbe essere replicato ma senza mai accettare compromessi con una certa ristorazione modaiola. Meglio così.

Perché quella che Gaia Trussardi e Cesare Battisti hanno voluto far nascere non ha nulla di neutro. E perché in via Savona, è evidente: si sfama l’appetito ma anche la curiosità verso quello che non si conosce. Al resto ci pensa lui, Prince (aiutato in cucina da Riyan Khani), impegnato a trasmettere agli ospiti il culto per un "altrove" – il Continente Nero – che in troppi vedono solo come un minaccioso serbatoio di povertà che preme alle porte dell’Europa mediterranea. Frase di sottofondo: "Lo straniero è come un fratello che non hai mai incontrato". Istigativo: accomodatevi al Marcel Boum; mangiate. E viaggiate.