PAOLO GALLIANI
Servizi

Scuola dei miracoli d’arte. Botticino e la bellezza trasmessa con il cuore alle nuove generazioni

Il Centro di Formazione ricavato in una delle “stecche” ereditate da Expo e l’alleanza col Galeazzi ("Voi curate le persone, noi curiamo le opere d’arte").

Il Centro di Formazione ricavato in una delle “stecche” ereditate da Expo e l’alleanza col Galeazzi ("Voi curate le persone, noi curiamo le opere d’arte").

Il Centro di Formazione ricavato in una delle “stecche” ereditate da Expo e l’alleanza col Galeazzi ("Voi curate le persone, noi curiamo le opere d’arte").

Quello che si vede e quello che s’intuisce. Comunque, tanta roba. E basta ascoltarlo mentre accompagna l’ospite tra gli spazi di Valore Italia che lui dirige, affidando alle parole e all’evidenza il compito di svelare la meraviglia della Scuola di Botticino che rilascia la laurea magistrale di restauro dei beni culturali.

Ha una qualità invidiabile, Salvatore Amura: è un inguaribile ottimista, di quelli veri, che vedono il positivo sempre e comunque. E poco male se non riesce a controllare l’entusiasmo quando presenta il grande Centro di Formazione ricavato in una delle “stecche” lunghe e piatte ereditate da Expo 2015 dove centinaia di giovani vengono educati a nutrirsi di bellezza e a utilizzare l’intelligenza delle mani e del cuore per rigenerare opere d’arte maltrattate dal tempo, dall’incuria e dall’inquinamento.

Difficile dargli torto. E te ne rendi conto mentre fa le presentazioni degli atelier dove docenti e studenti si prendono cura di una guglia del Duomo di Milano ammalorata, di un prezioso tabernacolo della chiesa di Sant’Ambrogio privato della doratura originale o di un calco in gesso a grandezza naturale della rinomata Nike esposta al Louvre di Parigi.

Visita esplorativa, quasi iniziatica. Prima il laboratorio dove i ragazzi aggiustano tessuti, arazzi e tappeti gravemente lesi seguendo le direttive e i saggi consigli della professoressa Elisabetta Boanini. Poi il reparto “Lapidio” dove i loro coetanei intervengono su sculture, mosaici, fregi e bassorilievi che implorano un provvidenziale intervento riparativo. Infine, l’academy promossa dal Gruppo Pomellato dove i giovani apprendono le tecniche e i segreti dell’alta gioielleria. Affascinante.

Amura lo ripete: "Chi ha talento lo riconosci da come si approccia a un’opera d’arte, da come la tocca, la studia e la mette al centro dei propri interessi". E in un mondo come quello attuale, quella che fa le sue presentazioni nel MIND Village pare davvero una bella parabola. Carratterialmente portato a guardare “oltre” e “avanti”, Amura annuncia subito una chicca destinata ad accrescere l’energia che circola in queste aule e a saldare ulteriormente il senso di appartenenza al Botticino: "Nei prossimi giorni, durante l’Innovation Week, ospiteremo nei nostri laboratori un robot umanoide. E lo vedremo all’opera assieme agli studenti e ai docenti".

Potrebbe bastare. Ma il vero cammeo è un altro, sublimato nella collaborazione ormai collaudata tra la Scuola di Restauro e il vicino ospedale Galeazzi che domina lo skyline lungo il Decumano.

L’arcano si rivela nelle parole dello stesso Amura quando esprime stima e amicizia al direttore sanitario, il professor Giuseppe Banfi ("Un grande luminare e una figura tra le più carismatiche nella community del MIND") con cui, un paio di anni fa, aveva condiviso la riflessione "Voi curate le persone, noi curiamo le opere d’arte. Assieme potremo fare cose egregie". E si dice grato al professor Luca Maria Sconfienza, responsabile dell’Unità Operativa di Radiologia Diagnostica e Interventistica, sempre disponibile, con la sua equipe, a programmare Rx, Tac e Risonanze Magnetiche di ultimissima generazione per indagare sulle condizione di salute dei manufatti riconsegnando ai restauratori della Scuola informazioni fondamentali per ripristinare il precedente stato di conservazione o almeno dare loro una seconda vita.

A visita conclusa, la tentazione di considerare il Botticino come il luogo più inaspettato e virtuoso del Distretto dell’Innovazone non pare nemmeno tanto irragionevole.

A ottobre, la diagnostica per il recupero dei beni artistici e culturali diventerà una vera case history all’Expo di Osaka, con i responsabili della Scuola di Restauro e dell’ospedale Galeazzi invitati a presentare a scienziati e ricercatori di mezzo mondo l’esperienza milanese. Come dire: grande visibilità internazionale. Amura annuisce.

Ma dando della gerarchia dei meriti una sua personalissima interpretazione. "In troppe narrazioni tendiamo a rappresentare i giovani di oggi in modo negativo. Bene, a 16, 17 anni, arrivano a studiare da noi per cinque lunghi anni con il desiderio di occuparsi del nostro patrimonio culturale", spiega.

Per poi assegnare loro il tributo che meritano: "S’impegnano a prendersi cura del bello come scelta di vita. Me lo lasci dire: le vere star del MIND sono questi ragazzi".