La storia della bicicletteria Drali comincia cent’anni fa e proprio quest’anno si festeggia la nascita del marchio e di una bottega che ha visto passare tutte le glorie del ciclismo, Coppi e Bartali fra tutti. Pep Drali, figlio del fondatore Carlo, se ne è andato quattro anni fa all’età di 93 anni. Questa è una storia di tradizione, di sacrifici e di persone coraggiose che hanno inseguito una passione. "Il nostro contributo arriva otto anni fa quando il fondatore Giuseppe si stava ritirando, e aveva ormai pensato di chiudere la sua attività", dice Gianluca Pozzi, amministratore delegato di Drali. "Io sono ingegnere e ho lavorato molti anni con per le multinazionali - prosegue - ero un po’ arrivato al capolinea e con due amici che erano nella mia stessa situazione abbiamo cominciato a interessarci di questo marchio perché la bicicletta era un po’ la nostra passione".
Prosegue Pozzi: "Drali è un marchio storico, ma era molto piccolo, l’idea era quella di conservare l’ heritage e poi farlo crescere. In questo spazio di quartiere che oggi è di mille metri noi facciamo progettazione e realizzazione, poi per la saldatura abbiamo un punto di produzione a Monza. Nella progettazione abbiamo lasciato entrambe le scritte in corsivo e più moderna adatta a un altro tipo di bicicletta". Quella vintage era quella originale fondata da Pep Drali, che dopo aver ceduto il marchio non ha affatto abbandonato le biciclette al loro destino. "Per cinque anni - ha proseguito Pozzi - è venuto tutti i giorni, come diceva lui a tirar su la “cler“.
Ci ha fatto compagnia e con lui ci siamo divertiti tantissimo ci ha portato esperienza, storia, aneddoti, amici e affetto". Era stata la sua vita, aveva cominciato a sua volta con il padre che era stato il responsabile della squadra corse della Bianchi, poi era diventato distributore delle Bianchi e alla fine aveva deciso di produrne una propria.
"Noi abbiamo deciso di diventare una azienda moderna, facciamo telai su misura, personalizzati e oggi il nostro mercato è tutto il mondo, è un prodotto italiano quindi è anche più appetibile". E nel progetto c’è anche una sensibilità verso il quartiere che ha dato i natali a Drali.
"Abbiamo adottato il giardino abbandonato della scuola elementare che frequentò anche il fondatore e ripristinato l’orto didatti per bambini, un orto del novecento, molto bello. Non abbiamo trovato molta collaborazione da parte del Comune, ma pazienza, il ciclismo insegna a stare in gruppo e noi ci sentiamo parte di questa comunità".
An.Gi.