Nessuno, fra i residenti, voleva che questo quartiere si chiamasse "XXVIII Ottobre", battezzato così da fascisti per ricordare la Marcia sui Roma. I lavoratori che erano stati confinati in questo spicchio di estrema periferia, molto popolare, a sud di Milano, lo ribattezzarono quindi "Baia del re" dal nome della base di partenza della spedizione al Polo Nord. Nel dopoguerra, con la fine del Fascismo, il quartiere cambiò nome in Stadera dal nome dell’ultima grande pesa pubblica che segnava il confine tra la città e i campi, lì i contadini si fermavano per pesare il raccolti. Lo raccontano i giornali dell’epoca che riportano la storia e le immagini sgranate a preservare la memoria, grazie alla cura di un “archivista digitale“ Mario Donadio, uno dei fondatori della social e di molte altre cose: il “super-volontario“ ha vinto anche l’Ambrogino d’oro perché durante il covid, utilizzando le sue abilità da perito informatico ha risistemato 1.200 pc e li ha regalati, per la dad, ai bambini che non potevano permetterselo.
Marco Servienti è uno dei residenti più attivi del quartiere e, da un osservatorio privilegiato, il suo negozio storico “Telerie Montegani“ aperte da suo nonno nel 1944 è memoria e presente, oltre che co-fondatore della social street che oggi conta più di tremila iscritti.
Tutto puro volontariato, uno degli esempi più fulgidi della vecchia “Milan col coeur in man“. Il suo negozio fu aperto nel 1944 subito dopo la fine della guerra ed è alla terza generazione. L’idea della social street "Baia del re" parte, in realtà, da Bologna, via Fondazza è la storica origine di tutte le social street. "L’idea è venuta a mio nipote, che conosceva il fondatore di quella in via Fondazza, si era trasferito a Milano e me ne aveva parlato. Così – spiega Servienti – con alcuni amici che incontravo al bar del quartiere la mattina per colazione abbiamo cominciato a pensare ad un nostro progetto social che tenesse un po’ le fila di tutto quanto avviene nel quartiere. Oggi è cresciuto fino a contare tremila iscritti e a farsi attivatore di iniziative di quartiere. Il primo appuntamento, il più vicino, uno fra i tanti, è il 12 giugno, la "pizzata di quartiere" che sarà all’oratorio di via Neera dalle 18,30 in poi. Il ricavato andrà a finanziare progetti rigorosamente di quartiere come quelli pensati dall’Alveare. Altra importante associazione che prende il nome dalla operatività della api, nasce nel 2012 per aiutare persone bisognose, che avevano perso il lavoro e lo cercavano. "L’associazione non voleva essere un semplice dispensatore di aiuti economici, ma innnescare uno scambio - dice Luca Maiocchi responsabile operativo dell’Alveare - quindi le persone che si rivolgevano a noi hanno cominciato a lavorare sulla gestione del verde e sulla pulizia degli spazi pubblici, noi in cambio li aiutavamo con le bollette e la spesa e così si è creata una simbiosi con i residenti".
Il prossimo progetto di Alveare e Caritas, il più vicino, è ancora per il quartiere ed è un emporio in cui chi ha bisogno potrà andare a comperare gli alimenti con una tessera a punti. Una “evoluzione“ del pacco Caritas concetto ormai un po’ superato. "Questo progetto è una evoluzione dell’assistenza, un emporio, una piccola bottega, con tessera a punti che dà la libertà di acquistare secondo i bisogni, è una forma di aiuto più dignitosa. Un luogo fisico che nascerà i primi mesi dell’anno prossimo", conclude. Ad ospitarlo saranno gli spazi precedentemente occupati da un bar ormai chiuso, in via Neera, angolo Montegani. Si tratta di muri di proprietà dell’Aler.
E poi c’è il centro culturale Conca Fallata Aps, ancora volontariato, che opera principalmente in via Barrili 21, contenitore di iniziative, servizi, attività culturali e ricreative per la conoscenza e lo svago dei soci, ma anche di tutti i cittadini della Zona 5.
Anna Giorgi