C’era una volta il macello. Poi il Macao e Alcova...

La struttura in stile liberty ospitava in passato la cittadella annonaria . L’edifcio fu abbandonato, poi rinato con il Fuorisalone di Grima e Ciuffi.

La struttura in stile liberty ospitava in passato la cittadella annonaria . L’edifcio fu abbandonato, poi rinato con il Fuorisalone di Grima e Ciuffi.

La struttura in stile liberty ospitava in passato la cittadella annonaria . L’edifcio fu abbandonato, poi rinato con il Fuorisalone di Grima e Ciuffi.

Con una superficie che si estende per circa 15 ettari, la struttura in stile liberty ospitava in passato il macello comunale, costruito tra il 1912 e il 1914 da Giannino Ferrini e Giovanni Filippini. Sempre in quegli anni, in quella stessa zona, che per l’epoca era molto periferica, si stabilirono anche il mercato ortofrutticolo, il mercato ittico, il mercato dei polli e i Frigoriferi Milanesi.

Tutti i mercati erano inseriti all’interno di un’area definita cittadella annonaria tutta costruita agli inizi del Novecento e formata da grandi strutture e da alcune satelliti destinate alla conservazione di prodotti, all’interno della quale c’era anche il grande mercato dei fiori.

Questi edifici erano collocati intorno alla stazione ferroviaria di Porta Vittoria, proprio perché fosse agevole la logistica. La stazione con i suoi treni espressi era il centro di smistamento per l’arrivo in città e il deposito delle merci alimentari, che venivano consegnate ai grossisti e quindi vendute ai mercati che poi ricevevano lì i dettaglianti.

Nel corso degli anni l’edificio dell’ex Macello fu oggetto di interesse da parte di vari progetti d’avanguardia nell’ambito del design e della moda: già nel 1988 l’azienda di arte e design "Pallucco" lo utilizzò per realizzare eventi struttando la bellissima struttura. I Pallucco e le sue kermesse furono gli antesignani dell’attuale Fuorisalone. Negli ultimi anni lo spazio è stata la sede di Alcova, dall’idea di Joseph Grima e Valentina Ciuffi. Un evento che portato nello scheletro dell’ex mercato i prodotti di aziende e creativi di tutto il mondo. In oltre 3.800 metri quadri sono stati coinvolti per sette giorni artisti e creativi internazionali, ma anche giovani emergenti, tra cultura, design. Ma tornando alla storia, a partire dagli Anni ’90 (e fino al 2005) il Macello è stato progressivamente dismesso, dopo anni di abbandono. Da tempo è un edificio in rovina, in attesa di riqualificazione.

Dal 2012 fino al 2021 fu occupato dal centro sociale Macao. Ma la microcriminalità aveva aggravato lo stato di abbandono, ci sono stati incendi e vari episodi di violenze. La crisi scatenata dalla pandemia in spazi ingestibili, diroccati e malsani hanno fatto il resto. Macao che aveva organizzato la sua "resistenza", provato a "difendere la comunità", nel 2021 sui social ha annunciato la chiusura: "siamo fuori", sospendiamo la permananza.

Il mondo intorno era un buco nero. Furti, scippi, rider che cercavano un tetto.

Ora l’Ortomercato cambia ancora pelle e si rigenera.