5 giugno 1987, concerto dei Duran Duran allo stadio di San Siro. Lei c’era?
"Sì, certo".
Lei, Clizia Gurrado, era la duraniana più famosa d’Italia dopo la pubblicazione, nel 1985, del libro “Sposerò Simon Le Bon“ da cui fu tratto anche un film.
"È vero. In quegli anni, grazie al libro, ero famosissima e per me non era facile gestire la vita scolastica e non solo. Le professoresse del liceo non avevano gradito il mio successo e me l’hanno fatto vivere come una colpa. Ho sentito invidia e cattiveria, da alcuni, nei miei confronti. Andai al concerto a San Siro quasi in incognito, con alcuni compagni di classe del mio liceo di allora, il Gonzaga, e con un caro amico della stessa scuola. Ora è un uomo famoso".
Chi è?
"Gianluca Torre, uno dei protagonisti del programma tv “Casa a prima vista“. Gianluca mi fece da body guard".
Lei scrisse il libro a soli 16 anni. Come nacque l’idea?
"Fin da piccola, ho sempre amato scrivere. Con il papà giornalista del Corriere d’Informazione avevo imparato a battere a macchina da giovanissima. Quando è arrivata la “British invasion“ di band come i Duran, ho iniziato a raccontare cosa succedeva in classe, tra una versione di greco e una di latino – allora andavo al liceo classico Berchet – tra noi fan della band inglese. Parlavo della nostra passione per il cantante Simon Le Bon, per il bassista John Taylor e per il tastierista Nick Rhodes. Altre nostre compagne, invece, amavano gli Spandau Ballet e il cantante Tony Hadley. In tempi pre-telefonini, pre-Internet e pre-social avevamo i nostri metodi per tenerci “connesse“".
Quali?
"Uno squillo al telefono fisso significava che in tv stava passando un video dei Duran. E se ci perdevamo il video di “Hungry Like a Wolf“ o di “Wild Boys“, ci rimanevamo male. Per avere informazioni sul gruppo, poi, compravamo i giornali stranieri in edicola, sempre più ricchi di quelli italiani di curiosità e foto di Simon e compagni. In più, andavamo in un negozio che ora non c’è più, Transex in via Dogana, vicino a Piazza Duomo, per comprare le foto dei Duran".
Tutte queste giornate in nome dei Duran Duran finirono nei racconti del suo libro.
"Proprio così. Nel giro di qualche settimane avevo già molte cartelle dattiloscritte, le avevo messe in ordine di capitoli e avevo pensato al titolo: “Sposerò Simon Le Bon“. Proprio vicino a liceo Berchet c’era la sede della Editrice Piccoli. Ho lasciato lì le bozze del mio libro e sono stata subito contattata".
Perché proprio quel titolo?
"Un giorno, scherzando con mio padre, scrittore, avevo detto: “Papà, oggi come oggi per fare un libro di successo bisognerebbe intitolarlo Sposerò Simon Le Bon“. E lui, per tutta risposta, mi disse: “Allora, se lo pensi, scrivilo“. Io ho colto la sfida lanciata da papà e l’ho scritto. Anche perché il nome Simon Le Bon l’ho sempre trovato molto letterario".
Il libro fu pubblicato nel 1985 e subito dopo, nel 1986, uscì il film al cinema.
"Quando ho riguardato il film, molti anni dopo, l’ho trovato tenero, fresco, romantico. Mi sono commossa, perché mi ha ricordato un periodo felice della mia vita. Negli anni Ottanta c’era ancora la possibilità di vivere dei propri sogni".
Le fan e i fan dei Duran erano etichettati come “paninari“.
"Personalmente, a me interessava solo la band e la musica. Noi fan non eravamo per nulla politicizzate".
Ma vestiva i capi d’abbigliamento preferiti dai paninari? Dal piumino Moncler alle scarpe Timberland?
"Sì, ma per noi era solo questione di moda".
Andò anche al festival di Sanremo 1985 a caccia di Le Bon.
"Sì, era la prima volta che venivano in Italia e noi fan eravamo agitatissime. Andai a Sanremo ma non riuscì a vedere Simon: si era rotto un piede e non partecipò alla conferenza stampa di presentazione".
Nell’ultima edizione del Festival, la comica Katia Follesa si è presentata davanti a Simon Le Bon vestita da sposa con il cartello “Sposerò Simon Le Bon“ e ha rimediato un bacino. Le è piaciuta quella scena?
"Per niente. Hanno citato il titolo del mio libro e nemmeno mi hanno avvisata, coinvolta o invitata. E la scenetta della Follesa è stata penosa".
Parecchi anni dopo il libro e il film, lei ha conosciuto Simon.
"È stato simpatico e affettuoso con me. Mi ha fatto i complimenti per l’idea di scrivere un libro proprio con quel titolo. Abbiamo parlato di musica e di progetti futuri. Mi è sembrato quasi un incontro tra vecchi amici. A distanza di anni, peraltro, la musica dei Duran è stata rivalutata. Erano e sono grandi musicisti".
Le sue canzoni preferite?
"“Is There Something I Should Know?“, “Save a Prayer“, “Notorious“".
Andrà a vedere i Duran Duran il prossimo 20 giugno all’Ippodromo Snai di San Siro?
"Sì, certo, con lo spirito della 15enne che è ancora in me".