ROBERTO CANALI
Cronaca

Tesoro sepolto a Piuro: dagli scavi archeologici riemergono le monete rinascimentali

Il ritrovamento lungo i muri perimetrali del giardino di Palazzo Bavele: “C’è altro da scoprire, siamo solo all’inizio di questa incredibile storia”

Una delle antiche monete d’argento recuperate dagli archeologi (a destra) dell’Università di Verona

Grazie all’abilità dei suoi artigiani nella lavorazione della pietra ollare, il nome di Piuro, e probabilmente ancor prima quello di Belforte, l’antico centro abitato spazzato via da una piena del fiume Mera, era conosciuto ben al di là delle Alpi. Insieme ai laveggi, ottenuti lavorando il serpentino cavato in loco, i mercanti del paese erano famosi perché commerciavano la seta del Lario e il vino, merci ricercate nelle corti. Inoltre la posizione peculiare del paese consentiva di riscuotere i dazi sulle merci in transito per il passo del Settimo, all’odierno Canton Grigioni e verso il lago di Como.

Tesori che le ricche famiglie locali investirono, in parte, nella costruzione dei sontuosi palazzi, molti dei quali spariti in seguito alla rovinosa frana del 1618. Tesori rimasti sepolti per oltre quattro secoli e che solo ora stanno riemergendo, poco a poco, grazie alle campagne di scavi finanziate attraverso i contributi dei fondi Interreg da Italia e Svizzera e condotti dagli archeologi dell’Università di Verona.

Negli ultimi giorni gli scavi lungo i muri perimetrali di una parte del giardino di Palazzo Bavele, partendo da Palazzo Vertemate di Belfort, ha permesso di rinvenire alcune antiche monete d’argento. "Dopo un’approfondita indagine e rilevamento delle aree grazie anche al servizio dell’associazione Sos Metaldetector sono comparse una serie di monete del XVI secolo in argento e alcune bolle commerciali che indicano come la famiglia proprietaria del Palazzo ha avuto contatti commerciali importanti con Venezia e i suoi porti – spiega il sindaco, Omar Iacomella –. Le monete sono tutte del periodo rinascimentale coniate in zecche dell’area padano-lombarda e veneta, più altre che arrivano dai Grigioni".

In passato negli scavi di Mot del Castel erano state rinvenute monete coniate oltre 1.200 anni fa, quando in paese sorgeva un castrum romano, ma nel corso del Mera nel 1988 furono trovate anche antiche monete arabe e polacche a testimonianza dell’intraprendenza dei commercianti chiavennaschi. "Se in futuro si continueranno gli scavi verso Borgonuovo, ci si aspetta una continuazione dei palazzi e giardini fino all’abitato attuale – conclude il sindaco – Siamo solo all’inizio di questa incredibile storia".