ALBERTO BIASINI
Cronaca

Sciopero dell’80% dei lavoratori Enel: “Basta subappalti, a vegliare sulle dighe serve personale preparato”

Lecco e Sondrio, i sindacati confederali contro la politica dell’azienda elettrica: "In Valtellina e Valchiavenna perso il 62% della forza lavoro"

I sindacati fanno presente che dal 1980 a oggi Enel, in provincia di Sondrio è passato da 339 a 74 dipendenti: si tratta di 265 posti in meno. Allo sciopero hanno partecipato l’80% dei lavoratori in Valle, il 90% a Lecco

I sindacati fanno presente che dal 1980 a oggi Enel, in provincia di Sondrio è passato da 339 a 74 dipendenti: si tratta di 265 posti in meno. Allo sciopero hanno partecipato l’80% dei lavoratori in Valle, il 90% a Lecco

“Uno sciopero partecipato con l’80% delle adesioni in Valtellina e del 90% a Lecco". È soddisfatto (per la giornata di ieri) e nel contempo preoccupato per gli addetti Enel e il settore elettrico Vittorio Boscacci, segretario generale Filctem Cgil Sondrio.

Nell’ambito dell’astensione dal lavoro nazionale indetta da Filctem-Cgil, Flaei-Cisl, Uiltec-Uil, anche i dipendenti Enel in provincia di Sondrio hanno incrociato le braccia per protestare contro "la politica del nuovo management che rischia di dare il colpo di grazia a una delle più importanti aziende del Paese".

Per i confederali il Piano industriale di Enel è "inadeguato e dannoso, con carenze negli investimenti, tagIi indiscriminati al costo del lavoro, esternalizzazione di attività centrali e peggioramento delle condizioni di lavoro per i 30 mila dipendenti italiani". 

I sindacati fanno presente che dal 1980 a oggi Enel, in Valtellina e Valchiavenna, è passato da 339 a 74 dipendenti: si tratta di 265 posti in meno. Complessivamente, con Edison e A2A, c’è stata una diminuzione di 550 unità, passando da 896 a 346. "Si è perso quindi il 62% della forza lavoro".

Se si tiene conto anche delle aziende elettriche più piccole attive in provincia di Sondrio, "il calo - in circa 40 anni - è di 950 posti di lavoro, visto che si è passati da 1510 a 560 dipendenti. Con uno stipendio lordo di 50mila euro a lavoratore, si tratta di oltre 47 milioni di euro in meno all’anno di salari". Una cifra "considerevole, che rappresenta buona parte dei proventi dei sovracanoni in Valtellina e Valchiavenna".

"Questo trend deve essere invertito - afferma Boscacci -. Le procedure per le concessioni idroelettriche devono diventare un’ottima occasione per raggiungere quest’obiettivo. In occasione dell’assegnazione è fondamentale definire un patto con le aziende basato sulla qualità del lavoro e sui livelli occupazionali. Questo vuol dire, ad esempio, niente esternalizzazioni e subappalti, anche perché si tratta di ruoli - basti pensare alla gestione delle dighe - che richiedono professionalità elevate per garantire la qualità del servizio e la sicurezza del territorio".

Le "dighe sono sopra le nostre teste. Vogliamo che siano presidiate da personale preparato. Su questo tema non si può scherzare. Anche la politica vigili" conclude il sindacalista.