
La salita del Mortirolo dal versante valtellinese resterà chiusa al traffico per sicurezza almeno fino a ottobre
E se chiudere alle auto la salita del Mortirolo d’estate fosse una piacevole abitudine e non solo un provvedimento d’urgenza dovuto alla pericolosità della sede stradale? È una domanda che molti valtellinesi, soprattutto gli appassionati di ciclismo, si sono fatti all’indomani delle dichiarazioni del sindaco di Mazzo di Valtellina che, in un articolo apparso sul nostro giornale la scorsa settimana, ha confermato la chiusura della strada del “vero“ Mortirolo, gli 8 chilometri che salgono da Mazzo, almeno fino a ottobre. "Viste le condizioni della strada – dice il sindaco Franco Saligari – per ridurre i pericoli, abbiamo deciso di limitare il traffico veicolare per gli 8 chilometri di strada del Mortirolo, salendo da Mazzo, ai soli mezzi di chi nella zona ha baite, alpeggi e/o è proprietario di terreni". I mezzi a motore potranno raggiungere ugualmente il Mortirolo percorrendo la strada che sale da Grosio.
La chiusura del tratto di 8 chilometri che sale da Mazzo è stata accolta con grande favore dai cicloturisti che, in questo momento, prendono d’assalto la strada entrata nel mito grazie a Pantani e alle sue imprese, oltre che a quelle di altri big del ciclismo. La chiusura a auto e moto è stata dettata dalle pessime condizioni della strada, in alcuni punti, e dal desiderio di trovare i finanziamenti per metterla in sicurezza. Una volta a posto, verrebbe ripristinata la viabilità per tutti. Ma se questa chiusura estiva fosse destinata a perdurare nele prossime stagioni?
"Un plauso va all’amministrazione comunale e al sindaco per la scelta coraggiosa e lungimirante di chiudere al traffico veicolare, per l’intera estate, la salita al Passo del Mortirolo dal versante valtellinese, consentendo l’accesso solo ai proprietari dei fondi – dice Gigi Negri, direttore del Consorzio Turistico Media Valtellina –. Un’idea ancora poco diffusa a livello nazionale, che si distingue per originalità e visione nel panorama alpino italiano e che merita rilievo come esempio concreto di turismo sostenibile: una misura in linea con la crescente attenzione verso la mobilità responsabile, la sicurezza dei ciclisti e la valorizzazione del territorio. È un’iniziativa che merita risalto e che speriamo venga replicata altrove".
Fulvio D’Eri