L’urtaia regala l’abbronzatura

Emilio

Magni

altra mattina quando è entrato al bar, il Carletto ha

catturato immediatamente l’attenzione degli amici già

con in mano il bicchiere dell’aperitivo. Tutti gli sguardi, tra il curioso e il sorpreso, erano concentrati sul suo volto che esibiva un’abbronzatura stupenda, tipo Bronzo di Riace, come se il Carletto fosse reduce da un paio di settimane di luglio al mare. I commenti sono stati ovviamente fulminei con qualche vena d’ironia: "Ue Carlettu, che bèla tinta, te fa la lampada?". Essendo l’estate ancora lontana è stato infatti più che naturale pensare più alla lampada abbronzante che a un soggiorno su una spiaggia dell’Adriatico. "Ma che lampada e lampada – ha subito ribattuto il Carletto – u ciappà el su in giardin perché sun adrée a preprarà l’urtaia, mi lavuri". Un po’ risentito, Carletto, ha dunque spiegato che è impegnato a preparare l’orto e quindi è rimasto per molto tempo sotto i raggi del sole. Quindi si è un po’ abbronzato. Per indicare dove aveva lavorato ha parlato dell’”urtaia”. In un dialetto antico che al Carletto piace talvolta rievocare, l’orto era l’ “urtaia”. Uno della compagnia ha poi commentato: "Ma in dialetto l’orto diventa l’”urtaia”, ovvero cambia sesso?". "Propri inscì – risposto Carletto – alcune parole in italiano se tradotte ina dialetto cambiano sesso". Ed è stato così che Carletto, da grande appassionato del dialetto meneghino ha portato qualche esempio: "Prendiamo il sale, per esempio. In dialetto “l’è la sa”". Poi è stata la volta dell’ombrello che come tutti sanno “l’è l’umbrela”. In Brianza anche il guanto diventa femminile se detto in dialetto, ovvero la “guanta”. Ma anche parole molto moderne come sci, cambiano sesso. Un maestro di sci sulle piste del San Primo (un tempo nevicava anche lì, adesso basta) mi diceva : "Dai lazza la scia". La breve lezione sul dialetto tenuta da Carletto però non è bastata a convincere che la sua era abbronzatura dell’”urtaia”. Si è sospettato che invece si era fatto veramente la lampada.

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