In biblioteca la vita e le sfide di Carlotta Gilli

Carlotta Gilli, affetta da malattia degenerativa, ha vinto 5 medaglie ai Giochi Paralimpici di Tokyo 2020 e 22 ai Mondiali. Racconterà la sua storia di forza, tenacia e talento giovedì 21 dicembre alla biblioteca Tiraboschi.

Un esempio di forza, tenacia e talento. Dentro, ma soprattutto fuori dalla piscina. Affetta dalla malattia di Stargardt, una retinopatia degenerativa che dall’età di 6 anni le ha fatto progressivamente perdere la vista, Carlotta Gilli non si è mai arresa e grazie al nuoto, disciplina che l’ha portata a scrivere il suo nome nella storia, si è presa la sua rivincita. La giovane atleta di Moncalieri (Torino) è infatti diventata una delle principali campionesse del nuoto paralimpico, avendo vinto 5 medaglie ai Giochi Paralimpici di Tokyo 2020 (2 ori, 2 argenti e 1 bronzo) e 22 ai Mondiali (14 ori). Il suo personale palmares comprende anche 10 record del mondo, 6 europei e 27 italiani. Carlotta Gilli sarà la protagonista dell’incontro organizzato dall’assessorato alla Cultura del Comune di Bergamo in programma giovedì 21 dicembre alle 17.30 alla biblioteca Tiraboschi.

Racconterà la sua vita anche attraverso le pagine del libro autobiografico "Una luce nell’acqua. Dalle difficoltà nella malattia alle vittorie nel nuoto e nella vita", scritto con Mauro Giorgini e con i contributi di Luca Pancalli, presidente Comitato Italiano Paralimpico e di Roberto Valori, presidente Federazione Italiana Nuoto Paralimpico. La vita di Carlotta, però, non è fatta solo di sport e medaglie. L’atleta, che fa parte delle Fiamme Oro della Polizia di Stato, ha deciso di mettersi al servizio degli altri. Promuove iniziative a favore della ricerca sulle malattie genetiche rare come ambasciatrice di Fondazione Telethon ed è madrina dell’iniziativa “Campioni Ogni giorno“ promossa dall’azienda Procter&Gamble. "Per me - spiega - è fondamentale crescere sia come atleta che come essere umano, impegnandomi in prima persona e dando il mio contributo per migliorare il mondo in cui viviamo".

Michele Andreucci