
Grossi massi caduti sulla strada: la frana del Ruinon fa paura
Santa Caterina valfurva (Sondrio), 19 ottobre 2019 - È una delle località turistiche più apprezzate dell’arco alpino, poco più di 200 abitanti che aumentano esponenzialmente durante la stagione invernale, ma anche in estate. È qui che sono nati campioni del mondo sportivo come Deborah Compagnoni e l’alpinista Marco Confortola. Santa Caterina Valfurva è una perla in Alta Valtellina, uno scrigno che dall’estate scorsa estate sta vivendo in uno stato di emergenza e che da agosto vede fuggire tutti i turisti a causa della chiusura della strada provinciale numero 29, su cui incombe l’imponente frana del Ruinon, con le sue decine di milioni di metri cubi di materiale che stanno inesorabilmente scivolando a valle.
Arrivare a Santa Caterina, al momento, è una odissea: giunti a Bormio e imboccando la Valfurva, ci si ferma per forza di cose a Sant’Antonio. Da lì con una navetta, un mezzo 4x4 da 12 posti il cui utilizzo è prioritariamente riservato ai residenti, si può arrivare in paese, 40 minuti di strada stretta e sterrata a strapiombo sul vuoto. E quando si arriva a Santa Caterina l’atmosfera è surreale, una sorta di paese fantasma dove il silenzio la fa da padrone, e cani e gatti vagano tranquilli per le strade semideserte. Una visione che evoca l’assurdo per chi conosce la splendida località valtellinese, normalmente anche in questo periodo viva e allegra soprattutto nel week-end, le seconde case con le tapparelle alzate e negli alberghi ancora i turisti affezionati, gli operatori impegnati a preparare la stagione invernale. Niente di più diverso dall’aria che si respirava a Santa Caterina solo fino a qualche giorno fa.
Eppure, nonostante le difficoltà di albergatori e operatori, da qualche giorno in Valfurva si è ricominciato a respirare aria di ottimismo. Sono iniziati lunedì i lavori di realizzazione di tre valli paramassi che permetteranno, tra circa un mese, di riaprire finalmente la strada provinciale e ricominciare ad accogliere i turisti che il 20 agosto sono fuggiti per la paura di vivere la vacanza in una sorta di isolamento. Il conto alla rovescia, quindi, è iniziato, e anche se la stagione invernale sembra parzialmente compromessa («Si sarebbe dovuto iniziare a prepararla già da un po’», spiega l’avvocato Ezio Trabucchi, che cura gli interessi degli operatori economici) a Santa caterina tutti ci credono ancora e non vogliono certo darsi per vinti. «Ormai la riapertura è sicura, si può assolutamente prenotare», dice il titolare dell’Hotel Sport nella piazzetta principale del paese. E non è il solo. Accanto alla prudenza di molti albergatori, che per la paura di dover restituire corpose caparre finora hanno preferito “congelare” le prenotazioni, c’è anche il desiderio di rialzare la testa.
Si attende solo la riapertura della strada, così da poter dare il via agli eventi già programmati e alla stagione invernale, ma anche per permettere agli abitanti di tornare alla normalità, alle famiglie con bambini in età scolare di tornare a vivere a casa loro (si sono trasferite in blocco a Bormio per consentire ai ragazzi di frequentare le lezioni, costrette, però, a tornare a Santa Caterina ogni giorno per sbrigare le faccende quotidiane, perdendo ore sulla pista di emergenza e lasciando in paese, semi isolati, gli anziani) e a tutti di considerare finita l’emergenza e di ricominciare, sempre a testa alta.