Magni
Come aveva promesso il giorno prima, il pensionato Anselmo, detto "Selmin" avrebbe dovuto giungere al circolo degli anziani, con un cesto pieno di verdure, da dare al Carletto come regalo di un amico appassionato dell’orto. Invece "el Selmin" è arrivato al circolo a mani vuote e davanti al Carletto che lo aspettava quasi con ansia, si è giustificato: "Sun andà in del balon de Moncucch!". La giustificazione era sicuramente afflitta e sincera, ma assai misteriosa. Cos’era questo strano "balon de Moncucch" in cui "el Selmin" diceva di essere andato? Questo "balon" altro non era che la dimenticanza in cui Carletto era caduto (meglio dire "era salito"), insomma in parole povere: si era dimenticato di portare gli ortaggi. È stato quindi come se il cervello del Carletto fosse salito in cielo come il "pallone di Moncucco". Il modo di dire è quindi una metafora di un avvenimento della seconda metà del 1700 che ebbe grande risonanza nell’Italia settentrionale, a Milano in particolare, ovvero il primo volo in Italia di una mongolfiera, che in dialetto era "el balon".
Era il periodo dell’illuminismo, delle prime scoperte, dei primi voli aerostatici. In Francia i fratelli Montgolfier avevano già volato con un pallone con aria riscaldata, che da loro prese il nome di mongolfiera. Pioniere del volo aerostatico in Italia fu il conte Paolo Andreani, discendente della nobile famiglia milanese Sormani-Andreani. Impressionato dall’impresa dei fratelli Montgolfier, il conte decise di replicarla nel giardino della sua villa di campagna a Moncucco di Brugherio, commissionando agli architetti Gerli la costruzione di una mongolfiera. Il 13 marzo 1784 Paolo Andreani, in compagnia di Giuseppe Rossi e Gaetano Barzago, due operai che avevano partecipato alla realizzazione del pallone, volò per quasi mezz’ora coprendo 6 miglia e raggiungendo un’altezza di circa 1500 metri prima di atterrare nei pressi di Moncucco. Ecco quindi spiegato da dove viene il detto del "balon de Moncucch".
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