Area, il grande ritorno nel solco di Stratos

Area, il grande ritorno  nel solco di Stratos

Area, il grande ritorno nel solco di Stratos

Nei giorni scorsi l’omaggio-tributo a Carlo Sassi e alla sua creatura, l’etichetta discografica Cramps, ora l’avvio del nuovo tour italiano, che parte questa sera dal Druso di Ranica, storico locale della Bergamasca dove si esibiscono e si sono esibiti grandi artisti e gruppi rock italiani e stranieri. Questa volta tocca agli Area Open Project di Patrizio Fariselli, una delle più acclamate band italiane, quella che ha annoverato tra le sue fila un artista del valore di Demetrio Stratos. E l’appuntamento con il pubblico bergamasco è di quelli da ricordare: gli Area, infatti, presenteranno dal vivo la riedizione di un loro album storico, "Arbeit macht frei", uscito 50 anni fa, nel 1973, pubblicato proprio dalla Cramps nata per l’occasione. Il titolo gli Area l’avevano preso dai cancelli dei campi di concentramento, ad Auschwitz, Dachau. Ora Fariselli, con i nuovi compagni che compongono il gruppo, rilegge la musica di quel disco (la canzone emblema è "Luglio, agosto, settembre (nero)", una presa di posizione politica molto chiara). Fariselli lo ripropone per intero dal vivo, ne esplora le suggestioni che al tempo erano appena abbozzate.

"Mi piace riallacciarmi al repertorio storico, senza coltivare visioni nostalgiche", spiega. E prosegue: "Credo che certa musica abbia parecchio da dire, anche oggi. Anzi, oggi più che mai. Quando ho ripreso in mano il disco, ho avuto una sensazione di una grande potenza comunicativa. Spero di girare molto quest’anno con il progetto di “Arbeit macht frei”. Sono curioso di vedere cosa si può ottenere sul piano dell’interesse, della vitalità intellettuale". Gli Area sono stati un collettivo per anni. Con Demetrio Stratos fecero scelte epocali, rivolgendo lo sguardo non solo verso il mondo angloamericano, ma anche verso le loro radici mediterranee, balcaniche, affrontando materiali complessi, come l’abbandono temporaneo dell’armonia tradizionale e il gusto dell’improvvisazione spinta agli estremi. Michele Andreucci