GABRIELE MORONI
Politica

Silvia Sardone infiamma Pontida: “Non vogliamo moschee né minareti. Parola d’ordine: remigrazione”

L’eurodeputata milanese vince l’applausometro sul palco del raduno leghista. Roberto Vannacci cita giovanni Berchet. La Carta per la Lombardia raccoglie un migliaio di adesioni. Il governatore Fontana: “Bossi primo firmatario”

Roberto Vanancci e Silvia Sardone

Roberto Vanancci e Silvia Sardone

Pontida (Bergamo) – Luca Zaia, Giancarlo Giorgetti, Silvia Sardone, Roberto Vannacci. Sono loro a contendersi il favore popolare, ma la vittoria finale nell’applausometro spetta alla parlamentare (e vicesegretario federale) per la felicità dei sostenitori più appassionati, quelli con il suo nome impresso sulle t-shirt. Impugnato il microfono, salta a piè pari i temi classici del leghismo, tranne uno: l’immigrazione clandestina.

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Dopo avere proclamato che “la grande battaglia è contro l’islamizzazione del nostro Paese e dell’Europa”, parte con un affondo contro il modello della società islamica “che la sinistra ci vuole imporre” e via di seguito, incalzante, martellante, sostenuta dal crescente entusiasmo della platea. Un comandamento fissato: “Non vogliamo moschee clandestine, non vogliamo vedere minareti nelle nostre città, non vogliamo manifestazioni islamiche, non vogliamo che una donna per uscire di casa debba chiedere il permesso al marito”.

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Il pubblico di Pontida 2025

L’anatema: “Noi ci siamo rotti i c ... degli immigrati clandestini, noi o loro si devono integrare? Chi? Noi siamo il popolo di Lepanto e di Pontida e saremo qui tutte le volte che qualcuno oserà mettere in discussione i nostri valori e la nostra libertà. Non siamo come la sinistra che dice che loro sono una risorsa”. Fino alla clausola finale, accompagnata da una specie di ovazione: “La parola è una sola: re-mi-gra-zio-ne. Non vogliamo che il popolo di Pontida venga sostituito da quattro ‘mao-mao’ con la barba lunga”.

Quella con il Leone di San Marco vince per numero, ancora una volta, la gara delle bandiere sventolanti. “È l’unica bandiera che ha scritto la parola ‘pace’”, dice Luca Zaia, governatore veneto prossimo al commiato dalla carica. Applauditissimo. Fra i gazebo nel pratone c’è anche quello dell’associazione di Roberto Vannacci, ’Il mondo al contrario’, con in evidenza il ’manifesto dei valori’ e anche il libro che ha reso celebre il generale (oggi vicesegretario federale del Carroccio). Salito al proscenio, a differenza degli altri oratori, Vannacci non sceglie la postazione, ma chiede un microfono ’gelato’ e parla in movimento, quasi a filo del palco, come a volerlo occupare e nello stesso tempo essere a contatto con chi lo ascolta. “Non ci rassegniamo alla società meticcia. Per chi non rispetta le nostre norme, le nostre leggi c’è solo un futuro: remigrazione”, ammonisce. Citazione del giuramento di Pontida di Giovanni Berchet. “Credo - dice al termine del raduno - che andrebbe insegnato nelle scuole”.

Depositate in dieci punti di raccolta le firme (si parla per ora di un migliaio, stime in crescita) per la Carta della Lombardia, presentata da Massimiliano Romeo, senatore e capogruppo a Palazzo Madama. Lo slogan è “Meno Roma in Lombardia, più Lombardia a Roma”. Primo firmatario Umberto Bossi, come ha ricordato nel suo intervento il governatore lombardo Attilio Fontana.