Conte si salva al Senato: sì alla fiducia con 156 voti

Il governo va avanti. Sono stati 140 i contrari e 14 gli astenuti. Un risultato maturato dopo un confronto durissimo. Una giornata che ha visto l'espulsione di due "traditori" da Forza Italia, il giallo legato ai senatori del Movimento 5 Stelle e di Italia Viva ammessi al voto in extremis

Giuseppe Conte resta alla guida del governo

Giuseppe Conte resta alla guida del governo

Roma 19 gennaio 2021 - Con 156 voti a favore Giuseppe Conte ha incassato la fiducia anche al Senato. Un risultato ottenuto grazie a un manipolo di "responsabili" e ai renziani che si sono astituiti. Una giorna intensissima con una caccia all'ultimo voto per convincere sopprattuto il maggior numero di senatori del gruppo misto a sostenere il governo giallorosso guidato da Conte. Il governo ha ottenuto il sì di due esponenti di Forza Italia, Causin e Rossi, scatenando l'ira di Antonio Tajani, vicepresidente di FI: «Sono fuori dal partito: votare con il governo in questo caso non è una questione di coscienza».

Ora il premier dovrà inevitabilmente sostiturire alcuni ministrii targati Italia Viva  se non addirittura arrivare a un rimpasto più corposo. Non si esclude possa salire comunque al Quirinale. Voto con giallo finale per i senatori Ciampolillo e Nencini riammessi in extremis costringendo la presidente del Senato, Casellati a ricorrere al Var per rivedere i filmati sulla regolarità dei tempi di voto dei due Parlamentari. La conta finale riporta 156 sì mentre i no sono stati 140 e 16 gli astenuti.

Nelle dichiarazioni l'ex ministra Teresa Bellanova aveva confermato l'astensione di Italia Viva: "Presidente, nonostante le non verita' di cui e' piena la sua replica, il nostro e' un voto di astensione".  "State facendo quello per cui qualcuno prima è finito addirittura a processo, la compravendita di senatori", così invece Matteo Salvini, parlando sulla trattativa dei parlamentari, accusando Conte, aveva spiegato che ci sono stati due pesi e due misure. "State cercando dei complici da pagare per mantenere le poltrone". Un voto della Lega che è stato naturalmente contrario al governo. 

Pima, finito il dibattito, era toccato alla replica del premier Giuseppe Conte che aveva elencato ciò che ha fatto il suo governo in questi anni concludendo:  "Certo c'è un problema di numeri della maggioranza e se questi numeri non ci sono questo governo va a casa, non va avanti".

Alle 17.30 c'era stato l'intervento di Matteo Renzi, l'ex rottamatore, che ritirando i suoi due ministri ha aperto la crisi di governo nei giorni scorsi. "La sua valutazione che questa crisi è incomprensibile, impone a me di dirle che cosa ha portato ciascuno di noi in questi mesi ad allontanare il proprio cammino dal cammino del governo. Quando una storia volge al termine, meglio non lasciare in sospeso le cose. Noi pensiamo che il suo non sia, come lei ha detto, il governo migliore del mondo. Pensiamo che per la tragedia in corso ci sia bisogno di un governo più forte. Non pensiamo che di fronte alla pandemia possa bastare la narrazione politica degli altri paesi ci copiano, siamo un modello", ha detto il leader di Italia Viva.

Ma facciamo un passo indietro a partire dall'intervento del premier e dll'arrivo di Lilliana Segre sino alle convulse ore che hanno preceduto il voto