Sette focolai di peste suina africana: il virus ha raggiunto la Lomellina

Colpito un allevamento a Dorno con 1.200 capi. Oltre 11mila animali dovrebbero essere eliminati

Peste suina nel Pavese

Peste suina nel Pavese

Sono sette i focolai di peste suina africana in provincia di Pavia. Dopo Montebello della Battaglia e Zinasco, il virus ha raggiunto anche la Lomellina e ha colpito un allevamento di Dorno, dove si trovano 1.200 capi. I dati sulla situazione epidemiologica sono aggiornati a ieri e tutti gli animali infetti della Lombardia si trovano nel raggio di pochi chilometri, nelle vicinanze dell’azienda agricola di Zinasco, la zona più colpita con tre allevamenti. E a Zinasco, dove sono stati colpiti un allevamento intensivo con ottomila capi e altri in cui i maiali venivano allevati per l’ingrasso, si stanno abbattendo gli animali infetti per evitare che il virus, per il quale non esiste un vaccino, si diffonda repentinamente. Complessivamente al momento sono 196 i casi accertati e oltre 11mila gli animali coinvolti che dovrebbero essere eliminati.

Per contenere la diffusione della Psa, il presidente di Regione Lombardia, Attilio Fontana, e l’assessore regionale Alessandro Beduschi, hanno incontrato a palazzo Lombardia i vertici nazionali e regionali dei carabinieri forestali, per fare il punto sulla situazione. "L’incontro – hanno sottolineato Fontana e Beduschi – ha confermato la massima attenzione, a tutti i livelli, per contenere la diffusione di una malattia che non è pericolosa per l’uomo ma che, se fuori controllo, avrebbe effetti devastanti per il comparto suinicolo lombardo, che conta la metà dei maiali allevati in Italia ed è il principale fornitore per le filiere dei salumi italiani più conosciuti e apprezzati al mondo".

Alla riunione era presente anche il generale Andrea Rispoli, comandante delle Unità forestali dell’Arma, e il generale Simonetta De Guz, comandante Regione carabinieri forestale Lombardia, che hanno assicurato un aumento di uomini inviati per intensificare i controlli, sia sul campo sia sulle strade e nella catena logistica legata alla movimentazione dei suini. Inoltre, in accordo con il ministero della difesa, saranno formate squadre scelte di “bioselettori“ per contenere la popolazione di cinghiali, principale veicolo di trasmissione del virus.

"Queste azioni sono fondamentali – concludono Fontana e Beduschi – e devono essere affiancate da una consapevolezza del rischio da parte di tutta la filiera suinicola. Vanno adottate misure di sicurezza a tutti i livelli evitando comportamenti irresponsabili che rischiano di compromettere il lavoro di tutti e mettere in crisi l’agroalimentare lombardo".