MANUELA MARZIANI
Cronaca

Allarme peste suina, si dovranno abbattere oltre 2mila capi infetti: analisi su altri 30mila

A Zinasco sono stati prelevati i maiali dell’azienda agricola Attilio Cozzi Crescono i timori per gli allevamenti anche a Lodi, Milano e Monza. Confagricoltura: "In Lombardia si concentra il 50% degli animali italiani"

Peste suina nel Pavese

Peste suina nel Pavese

Il nastro bianco e rosso impedisce l’accesso all’allevamento dell’azienda agricola di via Pollini in cui è stato scoperto il primo focolaio di peste suina africana nel Pavese. Non ci sono più maiali dietro al cancello dell’azienda agricola di Attilio Cozzi, sono stati portati via e dovranno essere abbattuti. Per evitare il diffondersi del contagio 2mila capi saranno eliminati e smaltiti, mentre proseguono a ritmo serrato i controlli e le indagini epidemiologiche da parte di Ats Pavia, in forte sinergia con i veterinari e i tecnici di Regione Lombardia, per il monitoraggio dei focolai di Psa registrati sempre a Zinasco.

E’ in fase di valutazione la decisione sull’abbattimento preventivo in alcuni allevamenti a stretto contatto epidemiologico. Complessivamente sono circa 30mila gli animali interessati, ma tutti gli allevamenti, circoscritti nelle zone di restrizione e sorveglianza istituite dall’Ats, sono sotto osservazione per scongiurare la diffusione del virus. Restano valide le disposizioni diramate secondo cui all’interno di queste zone, gli animali possono essere movimentati solo previa deroga e solo se destinati a produzioni trattate termicamente (salumi cotti). Pur non sussistendo pericolo per l’uomo, è fondamentale rispettare questa disposizione in quanto l’alimento crudo potrebbe trasmettere il virus ad altri suini. Intanto crescono i timori per gli allevamenti di Lodi, Milano e Monza che Confagricoltura interprovinciale sta seguendo con massima attenzione.

«Il livello di allerta è altissimo, in gioco c’è l’intera filiera Lombarda che con i suoi allevamenti rappresenta più del 50% del patrimonio suinicolo italiano - dice il presidente dell’organizzazione Francesco Pacchiarini - I nostri allevatori sono molto preoccupati e circolano i primi sospetti sulla sicurezza degli alimenti. Sono due i messaggi che come organizzazione ci preme diffondere: agli imprenditori l’invito a rispettare scrupolosamente le norme di biosicurezza e a segnalare all’autorità sanitaria qualunque, anche minima, anomalia, e ai consumatori una rassicurazione sull’assenza di rischi per la salute perché il virus non è trasmissibile all’uomo".

«Gli allevatori sono preoccupatissimi - rimarca Pierluigi Madonini, presidente della sezione suini di Confagricoltura -: si fatica a prevedere la durata di questa emergenza che richiede alle aziende investimenti nella biosicurezza e che avrà inevitabili ricadute sui piani di produzione. Nonostante le difficoltà, tutti si stanno adeguando alle normative ed è massima la collaborazione con le autorità sanitarie. Regione Lombardia ha messo a disposizione fondi per gli interventi da attuare negli allevamenti e per la posa di recinzioni anti-cinghiale".

E Giuliano Toninelli della sezione suini sottolinea: "Siamo di fronte a un’epidemia che rischia di mettere in ginocchio il comparto, ma ho riscontrato con piacere, in un recente incontro a Corteolona e Genzone sul tema Psa, con l’assessore di Regione Lombardia all’agricoltura Alessandro Beduschi e con il dirigente dell’Unità organizzativa veterinaria regionale Marco Farioli, la determinazione degli allevatori nel combattere questa minaccia, l’attenzione e la disponibilità alla collaborazione delle autorità regionali e sanitarie. Dobbiamo rimanere uniti a livello nazionale per evitare frammentazioni e agire in modo uniforme ed efficace nella prevenzione e nel contrasto alla diffusione della malattia".