MANUELA MARZIANI
Cronaca

Peste suina, focolai negli allevamenti del Pavese: schierato l’Esercito per abbattere 600mila cinghiali

Invasione di oltre 2,3 milioni di ungulati. Vertice tra il commissario straordinario e i rappresentanti di Governo e Regioni Prevista l’eliminazione della popolazione in eccesso

L'esercito italiano durante un'esercitazione (foto di repertorio)

L'esercito italiano durante un'esercitazione (foto di repertorio)

Un piano straordinario per combattere la peste suina africana, che dopo alcuni casi in Campania e Calabria, ora è arrivata anche in Lombardia. Lo ha predisposto il commissario alla Psa Vincenzo Caputo che, dopo la diffusione del virus in quattro allevamenti del Pavese, ha incontrato i ministeri di Salute, Agricoltura, Difesa e le Regioni coinvolte dall’emergenza. Previste operazioni di depopolamento dei cinghiali con un aumento dell’incidenza della caccia di selezione (+315%) e del controllo (+245%) e bersaglio soprattutto le femmine e i piccoli. Il piano prevede infatti di abbattere 612mila cinghiali, praticamente il doppio rispetto alla media annuale. In particolare il depopolamento si concentrerà nelle aree di produzione suinicola.

“È stata finalmente accolta la nostra proposta di far scendere in campo l’Esercito per fermare l’invasione dei 2,3 milioni di cinghiali presenti in Italia che causano incidenti, provocano danni alle coltivazioni e diffondono malattie" ha detto il presidente della Coldiretti Ettore Prandini che ha chiesto ristori adeguati per i danni provocati.

"I branchi – ha sottolineato Silvia Garavaglia, presidente di Coldiretti Pavia – si spingono sempre più vicini ad abitazioni e scuole, fino ai parchi, distruggono i raccolti, aggrediscono gli animali, assediano stalle, causano incidenti stradali con morti e feriti e razzolano tra i rifiuti con evidenti rischi per la salute. Il risultato secondo l’indagine Coldiretti, è che oltre sei italiani su dieci (62%) ne hanno una reale paura e quasi la metà (48%) non prenderebbe addirittura casa in una zona infestata dai cinghiali".

Per Massimiliano Giansanti di Confagricoltura, "bisogna presidiare i confini, prendendo ad esempio il modello francese che ha previsto una cintura di salvaguardia al confine con la Slovenia". "La situazione, ormai, è diventata critica e occorre agire in maniera concreta per salvaguardare tutta la suinicoltura Made in Italy, da cui dipendono 11 miliardi di fatturato e 70mila addetti nella filiera - ha aggiunto Gabriele Carenini, responsabile nazionale Cia per la fauna selvatica -. Ben venga la prossima costituzione di una cabina di regia permanente con tutte le rappresentanze agricole e i ministeri, per supportare l’azione in campo del commissario Caputo. Un’azione, però, che "deve essere tempestiva e risolutiva. Altrimenti si rischia di compromettere un settore chiave della zootecnia nazionale, con danni inquantificabili".