MANUELA MARZIANI
Salute

West Nile, prudenti sì, allarmati no: "Non è un nuovo Covid. Dalle zanzare ci si difende"

Intervista a Fausto Baldanti che dirige l’unità di Virologia del San Matteo: "La presenza è endemica da un decennio, il sistema di monitoraggio attivo. Però usiamo i repellenti".

Il professor Fausto Baldanti, direttore della Virologia al San Matteo di Pavia

Il professor Fausto Baldanti, direttore della Virologia al San Matteo di Pavia

Emergenza, allarme, cinque anni dopo il Covid un altro virus fa paura. "Dobbiamo stare attenti, ma non allarmarci. Il West Nile non è un altro Covid". Fausto Baldanti, professore dell’Università di Pavia e direttore della virologia del San Matteo, ospedale di riferimento regionale per le malattie infettive insieme al Sacco di Milano, chiarisce le differenze tra la pandemia e la diffusione di questo virus.

Professore, perché il West Nile deve farci meno paura?

"Perché è un virus endemico da 10 anni in Lombardia, presente in Italia dal 2008 in Veneto e in Emilia Romagna. Il West Nile arriva con gli uccelli che sono il serbatoio, poi viene trasmesso attraverso le zanzare Culex e l’uomo è l’ospite terminale. Ma non si trasmette da uomo a uomo. Può trasmettersi attraverso le donazioni di sangue o di organi e queste vengono controllate".

In Lombardia che sistema di monitoraggio viene adottato?

"È stata istituita una rete con circa 100 trappole per catturare le zanzare ’a campione’. La regione è stata divisa in quadranti, ogni 20 chilometri sono collocate delle trappole. In caso di contagio scatta un sistema di allerta. Le zanzare al massimo compiono un volo di cento metri".

Perché non è un altro Covid?

"Perché non è un virus respiratorio che viene trasmesso attraverso le goccioline. In questo caso il privato cittadino si può proteggere ed evitare di essere punto usando repellenti per le zanzare e avendo cura del verde. Non solo nei giardini pubblici va effettuata la disinfestazione, anche in quelli privati in modo da godere del proprio spazio, evitando fastidiose punture".

Ci sono altri motivi che rendono l’allarme ingiustificato?

"Da noi il West Nile non è una novità, forse quest’anno ci sono persino meno casi del passato. Comunque l’80% dei casi sono asintomatici, il 20% presenta febbre, non sintomi respiratori. L’1% delle persone infette accusa una forma invasiva e potrebbe sviluppare un’encefalite. Ma può accadere negli anziani e immunodepressi, nelle persone trapiantate, pazienti oncologici. Insomma in chi assume terapie pesanti. Ad oggi, visto che in Lombardia sono due i casi conclamati, è possibile ci siano 200 infetti tra Pavia e Milano".

Fino a quando resterà il timore di contrarre il West Nile?

"Finché durerà l’estate. Fino a quel momento si dovranno usare repellenti".

Le zanzare sono responsabili di altri virus come Degue e Zika, ci sono differenze?

"La principale è che per la Dengue esiste un vaccino per gli altri virus non ancora, ci stiamo lavorando. Nel caso in cui si dovesse individuare una persona infetta da Dengue, vengono effettuati screening controlli a tappeto".

Ha detto che state studiando un vaccino per il West Nile?

"A Pavia lavoriamo su due progetti: InFlaMe, avviato a inizio anno capitanato dal San Matteo e partecipato da 11 centri di ricerca da 5 Paesi, è finanziato con 8 milioni di fondi Ue per studiare e combattere i flavivirus, una novantina di specie tra cui West Nile e Dengue e studiare possibili terapie; Inf-Act si occupa dei virus emergenti in modo da arrivare preparati alle pandemie del futuro. Di questo progetto l’ateneo di Pavia è capofila".

Quindi non dobbiamo preoccuparci?

"Dobbiamo stare attenti, ma i virus respiratori sono i più pericolosi perché non possiamo difenderci, dalle zanzare invece sì".