
Francesco Albano e Assunta Sicignano (Ansa)
Pavia, 14 febbraio 2015 - Trent'anni di reclusione e una provvisionale di 100 mila euro, equamente divisa tra le due figlie. Questa la pena cui il Gup di Pavia ha condannato ieri mattina Francesco Albano, 71 anni, alla sbarra con l’accusa di omicidio. L’uomo l’8 marzo 2014 aveva ucciso a coltellate la ex compagna Assunta Sicignano, 43 anni, nel bar che gestivano insieme, lo Psyco Cafè di via Cavour a Vigevano. Il movente, la gelosia e il non aver accettato la decisione della donna di interrompere la loro storia per iniziare un nuovo rapporto con un uomo più giovane di lui, una guardia giurata di 38 anni.
Albano, che aveva confessato l’omicidio poco dopo aver compiuto il delitto, aveva scelto di essere giudicato con rito abbreviato, forma di giudizio che prevede la riduzione di un terzo della pena in caso di condanna, condizionato all’audizione di un testimone. Nello specifico, si trattava di un conoscente della coppia, che è stato infatti sentito nelle scorse udienze. La difesa dell’imputato ha sostenuto la tesi dell’autodifesa, spiegando la dinamica dell’accaduto come la risposta a un’aggressione dopo una lite. Il pubblico ministero Paolo Mazza nella requisitoria che si è svolta giovedì, aveva invece chiesto per l’uomo trent’anni di carcere. Il giudice ieri mattina ha accolto questa proposta considerando l’aggravante della crudeltà. A parte la provvisionale, i risarcimenti alle due figlie saranno poi valutati in diversa sede. Albano era già in carcere a Pavia, sin dal giorno dell’arresto.
La coppia prima del giorno della tragedia già da tempo aveva problemi. Tra Albano e la ex compagna infatti c’erano tensioni, litigavano spesso, tanto che la donna aveva preferito lasciare la loro casa per trasferirsi altrove con le figlie, allontanandosi da lui. Tuttavia, i due portavano ancora avanti insieme la loro attività di baristi. Il giorno dell’omicidio, Albano e Sicignano erano soli nel locale. All’improvviso era sorto un litigio con la 43enne, poi la situazione era degenerata e lui le aveva inferto le coltellate. Lei era caduta a terra, ferita a morte. Dopodiché, Albano era uscito dal locale ancora sporco del sangue della vittima e ha vagato finché non è stato trovato dalle forze dell’ordine. Si era recato nelle vicinanze della caserma dei carabinieri. Subito aveva rivelato quanto aveva fatto.