Operai morti per una nube tossica, si aspetta l'autopsia

Il grido di dolore della sorella di uno degli operai: "Basta, non si può morire per lavorare"

Le indagini sono ancora in corso

Le indagini sono ancora in corso

"Non si può morire per lavorare". Manuela, sorella di Alessandro Brigo, 50enne di Copiano morto venerdì insieme al collega Andrea Lusini, 51enne originario del Senese ma domiciliato a Linarolo, commenta così la tragedia alla DiGiMa di Villanterio. Le famiglie dovranno attendere di poter fissare i funerali dei loro cari dopo le autopsie, programmate per martedì. Ieri non sono emerse ulteriori novità per l’inchiesta nella quale è indagato, in stato di libertà, il titolare della ditta, Maurizio Dinosio, che già venerdì sera, alla presenza dei suoi legali, aveva voluto essere ascoltato dagli inquirenti per la ricostruzione dell’accaduto. Le ipotesi di reato a suo carico sono di omicidio colposo plurimo e di inosservanza delle norme di sicurezza. E l’impianto resta sotto sequestro. Gli operai della ditta "specializzata nella raccolta di sottoprodotti di origine animale - come spiega Ats Pavia - e nella trasformazione in farine di uso animale" sarebbero intervenuti in "una vasca di piccole dimensioni, con profondità non superiore al metro, utilizzata per raccogliere l’acqua dell’impianto per cuocere gli scarti animali.

I due operai stavano smontando un tubo rimasto intasato - prosegue la prima ricostruzione di Ats Pavia - quando il materiale contenuto ha sprigionato vapori di acido solforico. Sarà l’analisi dei campioni prelevati dalla vasca a fornire elementi rilevanti per le indagini". Vigili del fuoco e carabinieri avevano subito riferito di aver rilevato un’alta concentrazione di idrogeno solforato, o acido solfidrico, gas "prodotto dalla degradazione anaerobica della sostanza organica" particolarmente pericoloso e, se inalato, letale. Ma, secondo quanto avrebbe riferito il titolare dell’azienda, per simili operazioni "di routine" non sarebbero necessari dispositivi di protezione individuale come mascherine.

"I problemi di sicurezza sul lavoro che riguardano la provincia di Pavia - commenta Debora Roversi, segretaria generale Cgil Pavia - sono anche legati al tessuto produttivo formato prevalentemente da aziende molto piccole, nelle quali non è neppure prevista la presenza di un responsabile della sicurezza sul lavoro". Per la metà di giugno era già fissata una riunione in Prefettura del Tavolo permanente con la proposta di istituire un Osservatorio sul problema della sicurezza sul lavoro. Ma la tragedia di Villanterio non è neppure senza precedenti con anche un più elevato numero di vittime. Nel settembre del 2019 ad Arena Po erano morti in quattro, compresi i due fratelli titolari dell’azienda agricola, in una vasca di liquami. Anche in quel caso la catena delle morti si era allungata per i tentativi di soccorso, come a Villanterio il secondo operaio sarebbe morto mentre tentava di salvare il collega.