Molestie sulle specializzande, il primario del San Matteo di Pavia accusato anche da una collega di reparto

Il medico è indagato dalla Procura per violenza sessuale aggravata “dal contesto di abuso di potere”. Le testimonianze: “Atti mimati e palpeggiamenti”

Le segnalazioni scritta in una serie di questionari anonimi (foto di repertorio)

Le segnalazioni scritta in una serie di questionari anonimi (foto di repertorio)

Si allarga il caso del primario dell’ospedale San Matteo di Pavia indagato per molestie sessuali nei confronti di 11 specializzante. Venerdì 12 aprile si è scoperto che il medico è stato accusato di abusi anche da una collega strutturata del suo reparto. La dottoressa, secondo quanto riferito dalla Provincia Pavese, avrebbe riferito di un episodio nel quale il medico l’avrebbe toccata in maniera ambigua mentre erano seduti attorno a una scrivania.

Gli studenti “specializzandi” sono laureati in medicina che stanno conseguendo una specializzazione medica, come ad esempio rianimazione, e che lavorano negli ospedali a fianco dei medici “strutturati”, ovvero coloro che hanno già conseguito una specializzazione. I fatti oggetto dell’indagine risalgono al 2021 e le specializzande vittime delle presunte molestie erano iscritte all’Università di Pavia.

La collega che accusa il primario era stata contattata dalle specializzande, che avevano voluto confrontarsi con lei per parlarle dei “comportamenti sconvenienti” del primario. La dottoressa a quel punto ha riferito l’episodio di cui sarebbe stata vittima.

I questionari anonimi

L’indagine della Procura di Pavia sul primario, avviata a seguito di una serie di questionari di valutazione anonimi scritti dalle stesse specializzante, è stata chiusa nei giorni scorsi con l’ipotesi di violenza sessuale aggravata “dall’aver commesso il fatto all'interno di un istituto di formazione con abuso di potere in violazione dei doveri inerenti alla pubblica funzione da lui svolta”.

Le molestie sessuali

Stando alle testimonianze delle studentesse, durante la didattica il medico avrebbe messo in pratica atteggiamenti sconvenienti e le avrebbe molestate fisicamente, simulando atti sessuali o anche palpeggiandole. Ora sarà la Procura a decidere se archiviare o rinviare a giudizio il primario. Secondo i legali che difendono il medico, le condotte sarebbero avvenute davanti a tutti gli studenti, quindi in contesto in cui non si potrebbe parlare di molestia sessuale.

L’Università di Pavia

A seguito dei questioni, l’Università di Pavia aveva avviato un procedimento disciplinare perché, all’epoca delle presunte molestie, il primario era anche direttore della scuola di specialità, ruolo dal quale poi si è dimesso. Ma quel procedimento si era concluso con l’archiviazione: il rettore ha spiegato che, trattandosi di denunce in questionari anonimi, non era stato possibile comminare un’azione disciplinare.

“Problema strutturale”

Quello di Pavia “non sarebbe un caso isolato”, ma un “problema strutturale profondamente radicato nel sistema accademico e sanitario italiano”. Lo ha affermato Camilla Piredda, coordinatrice nazionale dell’Unione degli universitari (Udu), sulla base di una recente ricerca che ha mostrato come il 34 per cento degli studenti sia a conoscenza di episodi di molestia o violenza negli spazi universitari.