
L’ateneo di Pavia sovrintende al progetto
Dorno, 3 giugno 2025 – Frequentano la stessa classe, spesso sono amici, parlano tutti italiano, ma hanno origini diverse e tanta voglia di conoscere. Si sono ritrovati in classe anche dopo il normale orario scolastico per un progetto extra curriculare: “Porte aperte all’arabo”. Non un corso vero e proprio, ma un approccio anche ludico al quale si sono avvicinati volontariamente i ragazzini che hanno voglia di scoprire che cosa si nasconde dietro quei caratteri così particolari.
L’idea è stata di una docente di lingua francese della scuola media, Barbara Airò, che a titolo gratuito ha deciso di mettere a disposizione dei ragazzi le sue competenze e la conoscenza della lingua araba. Lo ha fatto dal 2018 per fornire alcune nozioni di base agli studenti italofoni e dare agli arabofoni la possibilità di riannodare i fili delle proprie origini.
“Spesso i ragazzi di origine araba – ha spiegato Stefania Bertonati, docente di lingua araba dell’Università di Pavia che sovrintende il progetto – parlano la lingua perché la sentono in casa. Ma c’è una differenza tra la lingua scritta e quella parlata che è un dialetto. Si avvicinano al corso per acquisire le prime nozioni della lingua scritta, l’alfabeto, la scrittura in corsivo”.
I ragazzini di origine italiana, invece, lo fanno per curiosità. “Ci sono alcuni ragazzi multilingue – ha aggiunto la docente –. Tre gemelli, ad esempio, hanno la mamma francese e il papà italiano. A scuola imparano l’inglese e hanno voluto avvicinarsi anche all’arabo”.
Quest’anno il progetto ha partecipato a un bando di ricerca “Teaching the Arabic Alphabet to Lower Secondary Heritage and Non-heritage Learners in Italy“ finanziato da Qatar foundation international. “Il progetto si tiene in una classe mista – ha proseguito Bertonati –, è un modo per saperne di più di una cultura. Ad esempio vengono insegnati i saluti, perché usiamo i numeri arabi, l’alfabeto che è stato introdotto dai fenici”.
Sabato, in occasione di una giornata dedicata all’iniziativa, sono state tirate le fila del progetto in vista del prossimo anno scolastico quando il corso sarà riproposto perché già ci sono dei ragazzini interessati.
Le polemiche non sono mancate. Soprattutto i social si sono scatenati parlando “islamizzazione della cultura italiana”, o ancora “Ma siamo ancora in Italia? Sarebbe bene insegnare l’italiano agli arabi, non l’arabo agli italiani? E poi perché proprio l’arabo e non anche il russo o il francese?”.
“Non c’è nessuna islamizzazione, tutti i ragazzi conoscono la lingua italiana. Si avvicinano a una cultura con curiosità e riuscendo anche a imparare qualcosa in più sulla nostra lingua. Molte parole italiane, infatti, derivano dall’arabo come magazzino la cui etimologia la fa risalire a makhazin”. Una quindicina di bambini che il prossimo anno frequenteranno le medie, sabato ha partecipato ai laboratori di scrittura per andare alla scoperta dell’alfabeto e si sono incuriositi.
Inoltre la giornata di sabato è stata l’occasione per fare alcune riflessioni: “Nell’ambito del progetto di ricerca è stato sottoposto un questionario: i ragazzi che hanno partecipato al corso di 20 ore hanno risposto d’aver scelto di partecipare perché vogliono poter dialogare con alcuni amici, altri perché vogliono saperne di più. Tutti vorrebbero continuare nello studio dell’arabo”. “Così la mente dei nostri ragazzi si apre” ha commentato il vicesindaco del Comune di Dorno, Angelo Bosini della Lega. Ma il capogruppo in Consiglio comunale, Michele Raifa (FdI) è intenzionato a chiedere spiegazioni alla dirigenza scolastica dell’istituto comprensivo. “Durante il corso si racconta che cosa si mangia nel mondo arabo e come si salutano, non si parla di religione”, conclude Giuseppina Bernuzzi, responsabile dell’associazione “Dalla parte dei leoni - Officina per l’armonizzazione culturale“ che ha collaborato al progetto.