Il trapper morto in carcere a Pavia: "Jeffrey Baby finì in un incubo"

Il 26enne fu trovato impiccato. Per le violenze in cella imputato il “collega“ Traffik

Jordan Jeffrey Baby

Jordan Jeffrey Baby

Pavia – Ad un mese esatto dalla morte di Jordan Tinti, il trapper di 26 anni noto come Jordan Jeffrey Baby, in tribunale è iniziato il processo per i maltrattamenti che il giovane avrebbe subito in una cella dell’istituto penitenziario pavese. Sul banco degli imputati, un altro trapper, Gianmarco Fagà, noto come Traffik e che come Jordan era stato condannato in primo grado a Monza per rapina aggravata dall’odio razziale (accusa riqualificata in violenza privata in appello).

L’udienza si è aperta con il subentro del padre di Jordan, Roberto, nella costituzione di parte civile. La prossima udienza è fissata per venerdì 7 giugno, giorno in cui verranno ascoltati i testimoni tra cui alcuni compagni di cella di Jordan.

"I testimoni hanno già raccontato alla polizia giudiziaria quello che avevano visto – ha detto l’avvocato Federico Edoardo Pisani – e la loro testimonianza ha trovato pieno riscontro nella denuncia di Jordan, tanto che si è arrivati al rinvio a giudizio. Davanti al giudice spero che possano raccontare qualcosa in più su quello che avviene in carcere. Dopo la morte di Jordan, ho ricevuto diversi messaggi da parte di parenti di detenuti o ex detenuti, ma non ho dato riscontro a quei racconti, talvolta anche molto duri".

Venerdì 13 settembre si proseguirà poi con il dibattimento e in quella data si potrebbe anche arrivare alla sentenza. Nel frattempo prosegue l’altra indagine della procura di Pavia per fare luce sulla morte di Jordan. L’ipotesi di reato è omicidio colposo ed è stata chiesta anche la documetazione al Sert.

"Sono contento che la procura abbia avviato un’inchiesta a 360 gradi per fare chiarezza sulla morte di Jordan – ha aggiunto il legale –. Che la situazione del carcere di Pavia sia pesante lo dimostra l’ultimo suicidio avvenuto ancora una volta nel reparto protetti, con la morte di un detenuto di 42 anni. La responsabilità di questi drammi non può certamente essere degli agenti di polizia penitenziaria, sotto organico rispetto alle esigenze dell’istituto".

Jordan Jeffrey Baby era stato arrestato per una rapina con aggravante dell’odio razziale perché con Fagà avrebbe aggredito una persona di colore. "Per Jordan non ritengo si possa parlare di rapina – ha proseguito Federico Edoardo Pisani –. La persona aggredita aveva buttato la bicicletta e lo zaino ed è stato rincorso da Fagà, che poi è tornato indietro dove si trovava la bicicletta e insieme hanno fatto un video con il cellulare. Un’azione stupida. Ma quando Fagà ha buttato la bici sui binari, Jordan è andato a recuperarla perché aveva paura che qualcuno si facesse male". Per questa azione Jordan è stato condannato a 16 mesi di reclusione durante i quali avrebbe subito maltrattamenti e violenza sessuale.