Desio (Monza), 18 ottobre 2024 - Era parzialmente capace di intendere e di volere quando ha ucciso a coltellate, dopo averlo buttato a terra sul ballatoio a suon di calci, Iulian Avadani, il romeno 48enne che gli aveva affittato una stanza in una casa di ringhiera in pieno centro a Desio. A evidenziarlo la perizia psichiatrica disposta dalla Corte di Assise di Monza su Johnatan Fals Reyes, il cubano di 30 anni fermato nel giugno dell'anno scorso dai carabinieri subito dopo l'aggressione mortale e ancora detenuto in carcere. L'imputato di omicidio volontario aggravato era già stato sottoposto ad una perizia psichiatrica in incidente probatorio in sede di udienza preliminare che aveva portato alla conclusione che l'imputato era sano di mente ma il difensore del 30enne al processo, l'avvocato Pierpaolo Cassarà del foro di Tivoli, ha presentato la nuova richiesta di perizia psichiatrica bis davanti ai giudici di Assise sostenendo che l'imputato "è stato dichiarato sano di mente nonostante il suo comportamento degenerato dall'assunzione di droghe, ma una analoga valutazione nel carcere dove è detenuto lo ritiene socialmente pericoloso perché sofferente di manie di persecuzione".
Circostanze affiorate nella nuova perizia psichiatrica al processo, in cui il 30enne è stato ritenuto parzialmente incapace di intendere e di volere "con volontà grandemente scemata" anche al momento del contestato omicidio. Al processo si sono costituiti parti civili i familiari della vittima. Iulian Avadani viveva con la compagna, alla quale è intestata l'abitazione. Se la cavava con lavoretti da operaio e muratore. Ma arrotondava, a quanto pare, anche con affitti in nero della vecchia casa di corte di via Matteotti 33. Proprio il posto letto il movente del litigio scattato di domenica mattina presto, sfociato poi nella brutale aggressione e nella raffica di fendenti, quelli alla nuca risultati fatali.
Il 29enne cubano lavorava nei locali serali. Più volte era stato fermato e denunciato, anche per la detenzione di armi bianche. A telefonare al 112 la mattina dell'omicidio, allertati dalle urla, alcuni vicini di casa. Nel frattempo l'assassino ha tentato di disfarsi degli abiti sporchi di sangue e dell'arma del delitto in un cassonetto poco distante, dove poco dopo i militari della Compagnia di Desio lo hanno individuato e bloccato con due valigie sotto braccio, pronto a sparire per evitare l'arresto. "Non l'ho ucciso io, non avevo debiti per l'affitto", ha sostenuto Johnatan Fals Reyes, che era risultato sotto l'effetto di droga e in evidente stato di agitazione. Si torna in aula a metà dicembre per la discussione del processo e la sentenza.