
Le sorelle Manuela, Elisa e Simona Zanon
Lentate sul Seveso, 8 maggio 2016 - Presentatevi, per favore. "Mi chiamo Simona, sono nata il 16 settembre 1974, e sono alta 1 metro e 77 centimetri". "Io invece sono Manuela, nata il 12 dicembre 1980 e sono alta 183 centimetri". "E io Elisa, la più giovane, nata il 23 agosto 1982. E sono alta 1.79".
Cosa c’entra l’altezza? "Siamo giocatrici di basket, di ruolo tutte ala-pivot".
E il vostro cognome? "Siamo le sorelle Zanon". Un cognome che non passa inosservato, specie dalle parti di Lentate sul Seveso. Perché stiamo parlando di una storia di sport eccezionale: le sorelle appena presentate sono state campionesse della pallacanestro femminile italiana, una lunga militanza fra serie A e A2, un mucchio di promozioni, due scudetti, due Coppe Italia. Ma c’è un particolare in più: stiamo parlando delle figlie di Lorenzo Zanon, già pugile e campione dei pesi massimi. Torniamo però al basket.
Chi era la più forte? Simona: "Manuela... è stata panche per vent’anni in Nazionale. E ha anche vinto due Coppe Italia...". Elisa: "Però gli scudetti – due – li ho vinti io!".
Partiamo allora dalla vostra altezza, considerevole. Privilegio o peso? Manuela: "Peso? All’inizio almeno, un po’ sì: ero la più alta delle classi soprattutto a elementari e medie... però (ride) almeno sedevo sempre nei banchi in fondo". Elisa: "Io no, non ho mai vissuto con difficoltà la mia altezza, anzi!". Simona: "Io sono rimasta la più bassa, ma sono quella che è cresciuta più in fretta".
Perché il basket? Simona: "Papà voleva solo che facessi sport... ed era comodo per mamma perché la palestra era dietro casa: io sono diventata brava in fretta. Tanto che a 13 anni mi ha ingaggiato quella che allora era la squadra più forte d’Italia, la Deborah Milano". Elisa: "Io invece non avevo nessuna intenzione di giocare: volevo fare danza classica...".
Davvero? "Andando a vedere mia sorella però il suo allenatore mi adocchiò e, dato che ero alta, mi propose di provare anch’io: lo feci controvoglia ma mi riuscì così bene che mi ci appassionai. Mi ha aiutato a superare i momenti difficili della vita ed è diventato parte fondamentale dei miei affetti: anche il mio fidanzato l’ho conosciuto così!".
E la star Manuela? "Anche per me è cominciato tutto dalla frase: “Come sei alta, perché non provi?”. E quella della pallacanestro è diventata la mia seconda famiglia...".
Addirittura? "Certo, anche perché per seguire la mia carriera a 18 anni sono uscita di casa e ho cominciato a girare l’Italia, ho cambiato tante società e tante città...".
Tre sorelle nel basket... mai giocato contro? Manuela: "mmh... no". Simona: "Non è vero, almeno noi due una volta ci siamo affrontate, in A2!".
E chi ha vinto? Simona: "Ovviamente lei...".
E mamma e papà, chi andavano a vedere? "I genitori si dividevano".
Ma voi siete tre, i genitori di solito sono solo due... Simona: "(ride) ma io, per fortuna, ho smesso prima... Però ho tre figli che sono cresciuti nei palazzetti per andare a vedere le zie che giocavano, uno addirittura lo portai tutto infagottato a vedere la sua prima partita ad appena quattro giorni di vita. E comunque, per dovere di sorella maggiore, ho sempre rotto le scatole a tutte e due!!!".
Cosa ha significato essere figlie di Lorenzo Zanon, campione europeo dei pesi massimi e sfidante mondiale contro Larry Holmes... Elisa: "...beh... da bambini è una figata, nessuno ci poteva minacciare: bastava dire: “guarda che chiamo papà...". (ridono tutte). A parte gli scherzi, era motivo d’orgoglio, ha fatto tanti sacrifici partendo dal nulla... e da lui abbiamo imparato a non arrenderci mai e a combattere". Simona: "Quando ero piccola, entrando nella scuola elementare ti imbattevi in tre grandi fotografie: una era di Papa Giovanni, una del presidente Pertini e... una era quella di mio padre. Era strano ed era bello. Io, che sono la più grande, ricordo meglio gli anni della sua carriera...".
Per esempio? "Avevo sei anni quando combatté a Las Vegas per il mondiale... ricordo ancora tutti in casa che piangevano, sia prima del match per l’emozione che durante per le botte prese da mio padre: in mezzo, io correvo avanti e indietro a chiedere cosa stavano facendo a papà".
Mai avuto la tentazione di provate anche voi con la boxe? Simona: "Quando ci feci un pensierino, mio padre mi disse: ”scordatelo” e non se ne parlò più... era una persona di poche parole!".
Nella vulgata popolare, la boxe è uno sport violento... E il basket femminile? Manuela: "È molto più violento della boxe... in fondo nei pugilato sai che ci si deve prendere a pugni, nel basket invece non immagini le botte e le gomitate che si prendono...".
Vostro padre disse una volta a fare boxe non si era mai rotto il naso... (ridono) Simona: "E invece noi sì!". Elisa: "Tutte e tre!". Manuela: "E più di una volta!".
Cosa resta nel cuore di una partita di basket? Un canestro, una stoppata, una palla recuperata? Una schiacciata? Manuela: "Le schiacciate le sogno e basta, nel basket femminile non le fa quasi nessuno... dovrebbero abbassare i canestri. Comunque in una partita la difesa è parte più importante, ma alla fine quelli che ricordi sono i canestri". Lei ha giocato parecchio in Nazionale... Manuela: "Ci sono entrata quando avevo solo 14 anni e ci sono rimasta per almeno vent’anni... la maglia azzurra ti dà qualcosa in più, quando parte l’inno hai i brividi. Una delle esperienze sportive più belle della mia vita, che mi ha consentito di conoscere giocatrici di tutto il mondo e disputare i Campionati Europei... anche se il ricordo più dolce rimane legato a quando abbiamo vinto la medaglia d’oro ai Giochi del Mediterraneo".
Modelli? Elisa: "Ce li avevo in casa: le mie sorelle... e ho sempre tifato per Cantù, nel basket maschile". Manuela: "Io sono sempre andata a vedere l’Olimpia Milano, maschile". Simona: "Pure, anche in trasferta".
Perché la pallavolo femminile ha una grande popolarità, mentre il basket femminile no? Simona: "Colpa dei cartoni animati, le bambine sognano di diventare Mimì Ayuara (popolare personaggio dei cartoons giapponesi, ndr), il basket al massimo ha cartoni come Gigi la Trottola, che per giunta è maschio...".
La felicità per una cestista? Manuela: "Aver fatto tanti sacrifici per arrivare a una vittoria anche quando magari non eri la più forte...". Elisa: "O quando ti fanno male tutte le ossa per gli sforzi che hai dovuto affrontare". Simona: "Mi è sempre piaciuta la condivisione, lo sport di squadra, dove sai che si può vincere o perdere, ma tutti assieme. Ricordo una finale, avevamo perso per colpa mia e dopo il match rimasi due ore sotto la doccia a piangere: quando uscii trovai ad attendermi tutte le mie compagne che mi stavano aspettando per rincuorarmi: ecco, lì sono stata felice".
Oggi lavorate tutte e tre al Fitland Center, la vostra palestra a Barlassina. Dallo sport non si scappa... Tutte e tre: "Tutta la nostra famiglia, da mio padre e nostra madre che da ragazza giocava pure lei a basket, ha lo sport nel sangue e ce lo ha trasmesso... e crediamo che lo sport e l’attività fisica tirino fuori il meglio, ti insegnano ad affrontare la vita".