CRISTINA BERTOLINI
Cronaca

Vita da precaria. I salti mortali di Alba Carballo

Colombiana, vive in Italia ormai da 35 anni. Insegna musica e spagnolo sognando la sicurezza.

La professoressa Alba Janeth Carballo

La professoressa Alba Janeth Carballo

Dopo essere stata a Roma per il corso annuale di formazione per insegnante di sostegno, con viaggi, vitto e alloggio, per un investimento, l’Ufficio scolastico regionale fa un mini corso online da tre mesi e assume chi ha passato quello.

Ombre e iniquità della scuola italiana dal lato degli insegnanti, raccontate da Alba Janeth Carballo, colombiana, in Italia da ormai 35 anni. È arrivata con il marito, per studiare musica in Italia, poi, dopo la nascita del primo figlio hanno deciso di fermarsi.

È una vita da precaria quella della professoressa Carballo, che al suo arco ha a disposizione diverse frecce: diplomata al conservatorio milanese della fondazione Abbado (con abilitazione per insegnare musica alla scuola media) è idonea anche per insegnare spagnolo nella scuola superiore e poi gli anni scorsi ha tentato l’ammissione al corso per insegnanti di sostegno a Milano. Dopo il terzo tentativo fallito (ci sono ogni anno 150 posti per 1700 candidati) ha deciso di spostarsi su Roma, all’Università europea.

"Andavo ogni settimana a Roma per corsi, lezioni e tirocini – racconta la professoressa – fra spese di trasporto e soggiorno l’abilitazione per il sostegno mi è costata 8000 euro. Come a me, è accaduto lo stesso a centinaia di altre persone. Poi l’Ufficio scolastico regionale ha istituito il mini corso di tre mesi e siamo finiti tutti nella stessa graduatoria: chi ha frequentato e fatto tirocini per un anno e chi ha concluso il percorso con un corso online di tre mesi. E poi vengono chiamati solo questi ultimi. Non è giusto: non si capisce quali siano i criteri per la chiamata".

In aggiunta, l’ufficio scolastico, per offrire continuità educativa agli studenti, richiama chi già lavorava lo scorso anno, anche se meno o per nulla qualificato. Ogni anno è un’incognita per la signora Alba. Negli ultimi 5 anni ha ha insegnato musica all’istituto comprensivo di Muggiò, spagnolo al liceo Porta di Monza, al Floriani di Vimercate e al Marie Curie di Meda.

Ogni settembre la stessa storia: "Chissà se verrò chiamata, dove e per quale disciplina – commenta – Gli insegnanti in Italia sono trattati veramente male. Non c’è rispetto, né trasparenza, soprattutto nelle graduatorie per il sostegno. Anche quest’anno non so se lavorerò. Ho 60 anni, sono alle soglie della pensione e tengo duro, ma se potessi me ne andrei. Ormai sono in Italia da 35 anni e la mia vita è qui".

Per non essere in balìa di graduatorie e chiamate, il marito ha scelto la scuola privata: almeno vige un rapporto fiduciario e si è più o meno sicuri di avere un lavoro tutti gli anni, pur con stipendi a volte un po’ inferiori e conseguenti ricadute su contributi e pensione.

C.B.