ALESSANDRO SALEMI
Cronaca

Il primo passo dopo l’infrazione. Arrivano gli assistenti pedonali. In servizio agli incroci a rischio

Sono persone imputate o condannate ai lavori sociali per violazioni alla guida: ora aiuteranno ad attraversare

Il progetto è sostenuto dall’Afvs, Associazione familiari e vittime della strada, e dal Comune

Il progetto è sostenuto dall’Afvs, Associazione familiari e vittime della strada, e dal Comune

Da oggi Monza ha 12 nuovi assistenti pedonali che aiuteranno ad attraversare le strade. Non sono vigili urbani, né volontari in pensione: sono persone imputate, oggetto di indagine o condannate ai lavori di pubblica utilità che, come forma di pena sostitutiva o ai fini della messa alla prova, sono chiamati a svolgere lavori socialmente utili, anche in base a quanto stabilito dalla riforma Cartabia per le pene sostitutive delle detenzioni brevi per reati inerenti alla circolazione stradale. Un’idea, quindi, che unisce sicurezza e rieducazione, sostenuta dall’Afvs, l’Associazione familiari e vittime della strada, in collaborazione con il Comune e con il patrocinio dei ministeri dell’Interno e della Giustizia. In 16 hanno partecipato, ieri, al primo corso organizzato nell’aula formazione della polizia locale di via Marsala: 12 sono già entrati in servizio, mentre gli altri 4 lo faranno quando sarà previsto dal loro procedimento giudiziario. Tutti di età compresa tra i 20 e i 60 anni, indossano una pettorina giallo fluo e blu, e sono attrezzati con paletta e torcia a led. Presidiano i punti più critici per la sicurezza dei pedoni, dagli incroci vicini alle scuole agli ingressi del cimitero, dal mercato al tribunale.

La loro mappa comprende attraversamenti storicamente a rischio: quelli tra via Zavattari e via Locatelli, tra via Carlo Porta e via Colombo, in piazza Garibaldi, via Tanaro, via Foscolo, tra viale Regina Margherita di Savoia e viale Cesare Battisti, in via Mameli, tra via Goldoni e via Praga, in via della Robbia. Qui i nuovi assistenti non si limitano a far rispettare le precedenze: accompagnano bambini diretti a scuola, aiutano gli anziani a muoversi tra bancarelle e marciapiedi, sostengono chi ha difficoltà motorie davanti a semafori con tempi di verde troppo brevi. L’iniziativa, spiegano i promotori, ha un duplice valore: rafforzare la protezione degli “utenti deboli“ della strada e offrire a chi ha infranto il codice della strada la possibilità di confrontarsi con le conseguenze delle proprie azioni. Non un semplice obbligo, ma un percorso di consapevolezza. "La sicurezza stradale è amore per la collettività – ricorda Silvia Frisina, vicepresidente di Afvs –. Non bere prima di guidare, non distrarsi con il telefono al volante: sono segni concreti di responsabilità verso gli altri".

Il progetto, attivo in Italia dal 2021, ha già dato buoni risultati altrove. Monza è la decima città ad adottarlo. "Dopo l’avvio di iniziative innovative come i corsi per i rider – osserva l’assessore alla sicurezza Ambrogio Moccia – il comando di via Marsala si conferma un laboratorio di cittadinanza responsabile". "Si tratta di un sostegno concreto alla Polizia Locale, che ogni giorno vigila sul rispetto delle regole – aggiunge il sindaco Paolo Pilotto –, e allo stesso tempo di un’opportunità di apprendimento e riscatto per chi ha sbagliato". La durata dell’impegno varia: 2 ore alla settimana per alcuni, 15 per altri, in base a quanto stabilito dal giudice. Il protocollo a Monza varrà per 3 anni ed è finanziato dal Fondo vittime della strada.