Morta a 18 anni dopo mix di alcol e psicofarmaci: tutti i punti ancora da chiarire

Attesi gli esiti dell’autopsia sul corpo della ragazza monzese. Lo choc dell’amica e del padre

Alcolici (Archivio)

Alcolici (Archivio)

“Ci facciamo una serata assieme?”. “Sì, ci divertiamo un po’. Beviamo qualcosa e resti a dormire da me... Sai che risate!”. Comincia tutto così. Con una chiacchierata innocente fra due amiche. Hanno entrambe diciotto anni, sono compagne di studi. Se hanno anche un malessere da affogare, i pensieri bui di due ragazze giovani e irrequiete, qualche delusione, non è dato al momento di sapere.

La ricostruzione dell’accaduto

Decidono però che quella sera ci daranno dentro. Le famiglie non immaginano nulla. Ma le due ragazze hanno in mente di esagerare, hanno pianificato tutto o quasi. Si procurano da bere. Superalcolici, in cui annegare forse qualche dispiacere. O solo per fare un po’ le ’sceme’. Gli agenti della squadra mobile della questura di Monza stanno lavorando in queste ore per fare chiarezza, ma il questore Marco Odorisio è in attesa degli esiti dell’autopsia effettuata venerdì sul corpo di una delle due diciottenni. L’ospite. Potrebbe dare elementi in più. Perché quella che stiamo raccontando è la storia di una tragedia. La ragazza di Monza la sera di domenica 5 marzo scorso beve davvero troppo. Whisky e Gin. Le bottiglie verranno ritrovate il giorno dopo nella cameretta dell’amica. Ma non solo quelle.

I poliziotti ritrovano anche scatole di psicofarmaci. Tutto regolare, acquistate con regolare ricetta dal padrone di casa. Il problema è che le due ragazze oltre all’alcol, decidono di assumere anche le pasticche di psicofarmaci. Quante è ancora da chiarire. Fatto sta che la ragazza di Monza quando va a dormire quella notte si sente male. Il cocktail di alcol e psicofarmaci si rivela letale. Nella mattinata successiva, quando l’amica si sveglia, la ragazza non si muove. “Dai, è ora di alzarsi” la chiama, senza ricevere alcuna risposta.

Scatta l’allarme

È andata in arresto circolatorio, non si sa esattamente da quando. L’amica e padrona di casa si preoccupa. Ha pure lei i postumi della sbornia addosso, ma riesce ad avvisare il padre, che dorme nell’altra stanza. L’uomo, sconvolto, decide che non c’è tempo da perdere e chiama il 112. Dall’ospedale San Gerardo di Monza partono autoambulanza e automedica in codice rosso. Ma non c’è più nulla da fare. La ragazza è catatonica. In ospedale portano anche l’amica, per accertamenti, ma almeno per lei non c’è nulla di grave.

Dal pronto soccorso di Monza viene avvertita la polizia. Gli agenti dell’ufficio prevenzione generale e soccorso pubblico intervengono sul posto. Vengono avviate immediatamente le indagini, la squadra mobile della Questura, coordinata dalla Procura della Repubblica di Monza, ricostruisce la serata. La festicciola a base di alcol e piscofarmaci. Sembra che non ci fosse nessuno oltre alle due amiche. Solo che una di loro, dopo essersi addormentata, non si era più risvegliata al mattino successivo. Massimo riserbo sul padre dell’amica, anche se la sua è stata descritta come la reazione di una persona molto provata: “Non sapevo nulla”.

Proseguono gli accertamenti

La Procura della Repubblica di Monza ha disposto l’autopsia sulla giovane che è stata eseguita nella giornata di venerdì, mentre proseguono gli accertamenti della Questura. Pochi giorni prima, il 3 marzo, a Monza era morto per una probabile overdose da cocaina un uomo di 37 anni. Due tragici eventi in poche ore che fanno pensare il questore Marco Odorisio: “La mia riflessione e il mio appello vai ai ragazzi affinché non buttino al vento la loro esistenza e non si autodistruggano. Anche a fronte di difficoltà e paure, è bene che si aprano, con le famiglie, con gli amici, con le persone a loro vicine, perché la vita è una e ha un valore inestimabile”.

E ha aggiunto, ricordando i 13 locali chiusi soltanto lo scorso anno in Brianza perché servivano alcolici anche a giovanissimi, anche a minorenni: “Gli effetti di un superalcolico su un ragazzo ancora in crescita, magari unito a una ’canna’ o a un farmaco, aumenta enormemente i rischi. Può essere fatale. Il mio è l’appello prima di tutto di un padre. Ragazzi, non buttate via la vostra vita”.