
Villa Reale, operazione rilancio
Monza – Deve cambiare la gestione della Villa Reale e del Parco con un soggetto in grado di avere autonomia decisionale e finanziaria, servono nuovi comportamenti delle istituzioni che condividano un chiaro programma di valorizzazione di lungo periodo dell’intero complesso monumentale, e quindi risorse certe, personale adeguato, coinvolgimento di soggetti interessati e sponsor privati, e contratti di concessione aggiornati alle nuove esigenze di rilancio complessivo e non legati alle vecchie logiche delle singole aree.
E bisogna farlo nel breve periodo, in 6 mesi o un anno a partire dall’approvazione del Masterplan che è avvenuta venerdì scorso a Palazzo Lombardia. Intervenire sulla governance di Parco e Villa Reale è la prima cosa che deve essere fatta secondo l’analisi illustrata nel secondo capitolo del Piano strategico della reggia di Monza pubblicato settimana scorsa. È questa la base da cui partire per poter attuare con successo la strategia di valorizzazione e i vari progetti di recupero.
Perché dopo il fallimento del tentativo di gestione pubblico-privato, iniziato nel 2014 dopo i lavori di restauro del corpo centrale della reggia e chiuso nel 2020 con l’allontanamento anticipato del concessionario privato, il consorzio pubblico che ha ripreso da un paio d’anni la completa amministrazione della Villa Reale "si trova in una condizione di carenza e inadeguatezza strutturale", si legge nel Masterplan. È il punto debole perché, spiegano gli esperti, "è necessario promuovere alcuni cambiamenti che risiedono molto più nei comportamenti delle istituzioni e dell’ente gestore". E il Piano strategico indica il percorso che parte da "una fase iniziale di breve periodo (6 mesi, un anno)" per "rimettere in sesto il soggetto gestore" e che "richiede la riprogettazione dell’organizzazione".
Il Masterplan chiede di ricercare e coinvolgere "partner istituzionali" e "partner privati nella veste di sponsor, di mecenati, di imprenditori", indica di realizzare una "progettazione del modello gestionale che comprenda il periodo post- trasformazione sotto i profili funzionali, del personale, della contrattualistica, dei servizi tradizionali e di quelli aggiuntivi, della revisione profonda delle concessioni degli edifici e degli spazi, compresa soprattutto quella dell’autodromo". E sotto il profilo finanziario richiede la "progettazione del business plan da pianificare su un congruo orizzonte temporale sotto la condizione della massima auto-sostenibilità finanziaria ed economica".
Allo stesso tempo il consorzio deve lavorare per "il riavvio pieno ed efficace di tutti i servizi di tutela e di valorizzazione culturale e ambientale" che prima erano in carico al concessionario privato, oltre a organizzarsi per attuare i progetti della Fase 2 del Masterplan. Ma per essere in grado di farlo è necessaria "una revisione profonda del modello organizzativo esistente, poiché in futuro, indipendentemente che si trovino altri gestori che possano incaricarsi di parti di servizi a reddito che compensino l’intervento pubblico, è necessario attivare un organismo che negli anni di investimento assicuri una innovativa fase di sviluppo".