Un nuova cultura sportiva. La lezione di Avakumovic

Il monzese di origine serba nominato presidente della Commissione dal Coni

Un nuova cultura sportiva. La lezione di Avakumovic

Un nuova cultura sportiva. La lezione di Avakumovic

"Troppa ignoranza può distruggere lo sport: dalla Brianza si può rinascere, attraverso una nuova cultura sportiva". Aleksandar Avakumovic, 66enne originario della Serbia ma da quasi 30 anni monzese d’adozione, è stato scelto dal Coni per portare nuova linfa culturale nel movimento agonistico lombardo. È stato nominato presidente della Commissione Cultura e Sport, attraverso la quale sta portando avanti progetti sulla formazione dei genitori dei giovani atleti e sul miglioramento dell’ecosistema del movimento sportivo. Progetti che in Brianza hanno uno dei loro principali laboratori.

Ha fatto dello sport la sua vita. Cosa la spinge?

"Sono partito come giocatore di pallacanestro. Col tempo, sono diventato un funzionario dello sport internazionale e ho capito che nello sport, nonostante i tanti difetti, gira la miglior energia. Mi spinge un obiettivo primario: convincere i giovani e meno giovani che sarebbe un errore pesante abbandonare, o addirittura, non praticare mai sport nella propria vita".

Qual è lo stato di salute dello sport in Brianza?

"La Brianza è un terreno fertile, la mappa dello sport è variegata e ricca ma soffre un po’ della sindrome del piccolo orticello: c’è troppa chiusura mentale. Troppi vogliono dirigere ma privi di una educazione di base. Si creano delle micro realtà, gestite da piccoli gruppi d’interesse, che non hanno i presupposti per gestire un’attività sportiva sana e utile per tutti. Per questo, bisogna creare una nuova cultura sportiva, con gente meno autoreferenziale ed egoista".

Nella Commissione Cultura e Sport, si è occupato del tema dei genitori di atleti minorenni: è davvero una emergenza? "È un punto nevralgico del sistema sportivo, non solo in Italia. Si tratta di un’emergenza perché succede di tutto, con situazioni gravi e inaccettabili. Abbiamo stabilito un approccio chiaro e pratico. Vogliamo aiutare i genitori a diventare i protagonisti della vita sportiva. Devono emanciparsi, liberarsi dal ruolo di puro cliente e dalla fama che li vede come un ‘disturbo’. Le aspettative sono ambiziose: mettere in primo piano i migliori genitori, disciplinando i peggiori. Difficile, ma chi non crede non vince mai".

Cosa possono fare i Comuni per rendere lo sport il motore della comunità locale?

"Occorre reclutare persone in grado di creare una nuova cultura sportiva. Adesso che lo sport è stato finalmente inserito nella Costituzione, tocca alla politica".

Ale.Cri.