
di Monica Guzzi
Il cinema torna in presenza. Lo fa non solo riaprendo le sale dopo un lungo ed estenuante lockdown, ma portando i protagonisti in carne ed ossa fra le sue poltrone. Il primo a mettere piede in Brianza sarà il regista Giuseppe Di Giorgio, che il 18 giugno approderà al Cinema Nuovo di Arcore (appuntamento alle 20.30 e replica il 19, biglietto unico 7 euro) per presentare il suo film “Stem Cell“ (tradotto cellule staminali) con lo sceneggiatore Roberto Attolini. Sarà la prima uscita in sala di un film già pronto per il grande schermo, ma fermato dal virus dopo l’anteprima del 13 febbraio del 2020.
"Cinquecento persone in sala e trecento fuori, ancora in attesa di vedere il film - ricorda il regista - Poi, il 25 febbraio, i primi casi di Covid diagnosticati allo Spallanzani".
Da allora il diluvio. Sale chiuse, milioni spesi per adeguare le strutture, ma nulla da fare. Nel frattempo però Di Giorgio ha imparato a danzare sotto la pioggia e ha approfittato della quarantena forzata del mondo per realizzare un nuovo film, girato tra Pavia e Martinsicuro: “Finalmente LIBERA“.
"Sono abituato ad adattarmi, non chiedo nulla alla vita e accetto quello che mi offre. Ho accettato anche il Covid - dice - C’è emozione per un film che ha ottenuto 35 premi, ma che è stato rinviato più di due volte. Il 2 novembre sembrava si potesse fare, invece nulla".
Per il cinema indipendente, che non può contare su grandi capitali alle spalle, quella del Covid è stata una prova di resilienza. "L’imperativo è adattarsi - ribadisce il regista -. Il cinema indipendente ha tante spese, ma non sappiamo mai quando guadagniamo. Noi siamo un biglietto da visita, il resto verrà se arriverà la meritocrazia. L’importante è non fermarsi".
Ora comincia il tour. Tre giorni dopo il debutto brianzolo, il 21 giugno, il film, girato negli ospedali, andrà a Milano al Cinema Palestrina: questa volta il regista si porterà in sala anche gli attori Lorenzo Marangon, Monica Russo, Adriano Fumagalli e Luca Savino. “Stem Cell“, con lo stesso Di Giorgio nei panni del commissario Aliprandi, parte da un delitto: un brillante neurochirurgo viene trovato assassinato nella sua stessa sala operatoria. Il quadro è raccapricciante. Chi lo ha ucciso ha usato gli stessi strumenti della sua specialità. Chi è l’assassino? Uno psicopatico? Qualcuno interno all’istituto? Il commissario e la sua squadra si ritroveranno in una lotta contro il tempo per fermare il killer che non smette di uccidere usando la medesima efferata modalità e accanendosi su altri camici eccellenti senza lasciare alcuna prova alle spalle se non una scia di sangue. Il film è prodotto da Alessandra Montini, Giuseppe Di Giorgio e Maurizio
Sala, a cui è stata affidata anche la direzione della fotografia e la
cosceneggiatura assieme a Roberto Attolini.