"Senza l’autodromo Monza rischia di tornare un paesello di provincia"

Il presidente dei fedelissimi al circuito chiama gli iscritti a raccolta: obiettivo difendere il Gran premio dalla concorrenza

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Correva l’anno 1977. Le Amministrazioni comunali di Monza e di Milano non volevano rinnovare la concessione per la gestione dell’autodromo, spinte dalle pressioni degli ambientalisti che vedevano il circuito della Formula Uno come fonte di inquinamento.

In quei mesi un volantino, dalla sera alla mattina, tappezzò i muri di Monza: "L’ottusità di alcuni uomini politici sta portando l’autodromo di Monza alla distruzione. Ti vuoi rassegnare a perderlo senza una valida ragione?".

Il manifesto dell’associazione Amici dell’autodromo, nata proprio per difendere il tempio della velocità.

Era una chiamata alle armi. Ma allora erano altri tempi. Allora l’associazione aveva un esercito alle spalle: in poche settimane fecero 6mila tessere.

Tutti mobilitati. E oggi? "Oggi continuiamo a rappresentare la base, quella non solo dei tifosi, ma anche dei semplici appassionati. Chi si impegna il più delle volte nelle retrovie", l’orgoglio di Pietro Mazzo, presidente degli Amici dell’autodromo.

In pista da oltre quarant’anni, non nasconde la sua preoccupazione: "Il rischio che si corre oggi è molto più grave di quello che ha portato alla nascita dell’associazione".

Sa bene che "rispetto al passato il clima è cambiato", anche l’atteggiamento nei confronti dell’autodromo, ma "vogliamo ribadire pubblicamente che noi siamo pronti a dare il nostro contributo per garantire un futuro all’autodromo e al Gran premio d’Italia a Monza".

Alla fine degli anni Settanta "dovevamo far capire ai politici che gli eravamo vicini", mentre adesso "ai politici diciamo che non siamo d’accordo con quello che hanno fatto. Perché non si è agito nell’ottica di protezione del territorio".

Il nemico non è Imola, entrata in pianta stabile - fino al 2025 - nel calendario del Mondiale di Formula Uno.

Il problema è Monza, che nell’ultimo Gp ha perso 15 milioni di euro e che, per restare nel Mondiale, richiede ad Aci uno sforzo economico circa 15 volte superiore a quello necessario per Imola.

E "se le realtà imprenditoriali e amministrative locali e regionali non corrono ai ripari contro i rischi che incombono sull’autodromo - il timore di Mazzo - allora è finita. Ci perderanno tutti. E verrà meno anche l’indotto generato dai tre giorni del Gran premio d’Italia a Monza che normalmente viene stimato in 120 milioni di euro".

Oggi i soci iscritti agli Amici sono circa 550, ma "in molti di più ci sono vicini".

"Noi ci crediamo ancora nel nostro autodromo e su questi argomenti torniamo all’entusiasmo di oltre quarant’anni fa - assicura Mazzo -. Perché senza autodromo, Monza non sarebbe più lei. Diventerebbe un anonimo paesello di provincia".