
La manifestazione all'Arco della Pace a Milano
Ceriano Laghetto (Monza e Brianza), 8 maggio 2020 - Sulle sedie vuote davanti all’Arco della Pace a Milano, idealmente c’erano anche loro, titolari di bar, pub e ristoranti brianzoli che stanno aderendo alla protesta di Horeca Lombardia. Non chiedono la riapertura in anticipo ma garanzie per poter riaprire al 100% delle proprie potenzialità.
"Non vogliamo riaprire a tutti i costi, non possiamo lavorare al 30% delle nostre potenzialità, piuttosto aspettiamo ancora ma dobbiamo avere aiuti concreti non solo promesse vaghe come è stato fino ad ora" , dice Alfonso Bassani, titolare con Alessandro Reami di Alter Ego Cafè Bistrot a Ceriano Laghetto.
Con loro nella protesta ci sono anche Lorenzo del Padosè di Seregno, Luca della Belle Epoque di Seregno, Francesco di Milano-Londra di Seregno, Martina del Bar Grace di Lissone, Fabrizio di Beer Italy di Villasanta e ancora, Cristian di Daiquiri Bar Cormano, Luciana dell’Osteria del Riccio dal ‘99 di Sesto San Giovanni e tanti altri.
«La protesta si sta allargando e quello che è successo mercoledì mattina a Milano ha coinvolto molti altri colleghi", spiegano. Il riferimento è all’intervento della Polizia in diretta tv, che ha multato alcuni dei titolari di locali che si erano dati appuntamento per la manifestazione di protesta con le sedie vuote. "Luca Polli, che è il nostro referente di Milano, ha passato tutta la notte su una sedia davanti all’Arco della Pace e ha iniziato anche lo sciopero della fame per chiedere l’annullamento dei 16 verbali di contravvenzione che sono stati elevati ieri mattina, da 400 euro l’uno per l’assembramento", raccontano i protagonisti dell’iniziativa, che sostengono la battaglia a distanza, a colpi di messaggi vocali e video che fanno circolare in diverse chat.
La loro protesta prende le distanze da quella portata avanti da altre associazioni che puntano ad accelerare la riapertura dei locali. "Nei nostri locali non possiamo lavorare usando solo il 30% dello spazio a disposizione. Aprire così significa solo andare ad aumentare i costi da sostenere rispetto a quelli che stiamo già sostenendo ora restando chiusi", dice Alfonso. "Piuttosto restiamo ancora chiusi ma in attesa di protocolli efficaci che possano consentirci di lavorare in sicurezza come si deve e nel frattempo chiediamo contributi concreti per affrontare le spese, a cominciare dagli affitti, le bollette e le tasse". I titolari di questi locali lamentano la mancanza di attenzione da parte del Governo, ma chiedono supporto anche da parte delle Amministrazioni comunali. "Se apriamo, falliamo", si legge in alcuni dei cartelli che accompagnano la loro protesta.