Monza, il ristorante delle bustarelle: “I soldi al finanziere? Solo un regalo per la figlia”

Un ristoratore cinese difende il militare dall’accusa di corruzione

L’inchiesta sul rilascio e rinnovo dei permessi di soggiorno o la concessione del nulla osta al ricongiungimento famigliare era stata portata avanti dalla Guardia di finanza di Monza

L’inchiesta sul rilascio e rinnovo dei permessi di soggiorno o la concessione del nulla osta al ricongiungimento famigliare era stata portata avanti dalla Guardia di finanza di Monza

“La busta rossa con dentro 150 euro? Non era frutto di corruzione, ma un pensierino per il compleanno della figlia del luogotenente che festeggiava il 26 dicembre. Per noi cinesi fare un regalo ai bambini usando una busta rossa è una tradizione antichissima che porta fortuna". Questa la spiegazione per quella “mancia” consegnata al finanziere da una 48enne titolare di un ristorante orientale a Monza.

A fornirla ieri il coniuge 50enne della donna, sentito come testimone al processo al Tribunale di Monza sul presunto business del rilascio o rinnovo dei permessi di soggiorno, o la concessione del nulla osta per il ricongiungimento famigliare, a stranieri che non ne avevano i requisiti.

La moglie è invece coimputata di corruzione in un dibattimento parallelo insieme da A.D., luogotenente della Compagnia della guardia di finanza di Monza (che all’arresto risultava in aspettativa per problemi di salute), ora alla sbarra insieme a G.A., sovrintendente della polizia di Stato in servizio all’ufficio immigrazione del Commissariato di Greco Turro a Milano e due egiziani (il connazionale di Bernareggio ritenuto il promotore del sodalizio criminoso è stato condannato col rito abbreviato) che sono stati raggiunti da un’ordinanza di custodia cautelare nel gennaio 2019.

“Il luogotenente della Finanza me l’ha presentato un mio connazionale quando ho ricevuto una sanzione molto alta e lui mi ha consigliato di andare a fare ricorso da un commercialista e lo abbiamo vinto - ha raccontato in aula il cinese 50enne - A.D. veniva a mangiare al ristorante e ci aveva invitato alla festa di compleanno della figlia, per questo le abbiamo fatto la busta come regalo, anche se poi non siamo potuti andare a festeggiare perché mia moglie non si è sentita bene".

Coimputato nel processo parallelo e convocato ieri a testimoniare come imputato di reato connesso anche A.A., ex messo comunale a Monza accusato di avere falsamente attestato la dimora abituale di un egiziano che voleva il permesso di soggiorno. "Mai conosciuto A.D. - hetto - È vero che ho fatto l’accertamento in quell’abitazione, ma quell’accertamento non serve per avere il permesso di soggiorno bensì devi averlo già per ottenere la residenza".