Usmate Velate – “Paga o ti roviniamo la reputazione”. E così hanno fatto, secondo le accuse della Procura di Monza, arrivando persino a imbucare nella cassetta delle lettere dei vicini di casa della vittima un video hard personale. Un revenge porn, quello a cui sarebbe stata sottoposta una 48enne, che vede ora a processo al Tribunale di Monza tre uomini e una donna, per i reati di stalking, diffamazione ed estorsione aggravata.
I fatti contestati risalgono alla primavera del 2018. La vittima, stando alla sua denuncia, aveva avuto una relazione con uno degli imputati, un 48enne di Trezzo sull’Adda. “Ho fatto tutto perché l’amavo. Ho persino ospitato in casa quello che lui mi aveva detto essere suo cugino e non sapeva dove andare a dormire e invece poi ho scoperto che era il suo compagno”, ha sostenuto la 48enne, che si è costituita parte civile al dibattimento, rinviato a novembre dopo la testimonianza del maresciallo dei carabinieri di Arcore che ha ricostruito le indagini sulla vicenda e le intercettazioni.
Ai condomini era stata recapitata una lettera anonima scritta al pc in cui si diceva che l’inquilina riceveva uomini stranieri in casa, anche minorenni, che pagava per prestazioni sessuali. E che gli stessi si erano resi protagonisti di furti in appartamenti. Nella busta c’era una pen drive con un video a luci rosse che riprendeva un rapporto sessuale dove si riconosceva la parte offesa con alcuni uomini che invece avevano il volto coperto da personaggi dei cartoni animati. Per il video hard, secondo l’accusa, entrano in gioco i due complici, un 26enne di Cornate d’Adda e un 37enne siciliano, nel ruolo di attori. Anche questi ultimi sono imputati insieme al primo, che in questa vicenda rivestiva il ruolo di regista, mentre la quarta imputata è una donna 33enne che avrebbe aiutato gli altri tre nell’attuazione del piano.
Dal momento in cui realizzano il filmato, gli uomini cominciano a chiedere alla donna soldi, stando alle accuse della Procura. Piccole somme, massimo 500 euro, che la donna era costretta a prelevare per timore che il contenuto del video venisse reso pubblico. Dopo averla bersagliata di messaggi volgari e umilianti su WhatsApp, gli imputati sarebbero passati ai fatti. Dal telefonino della donna imputata, infatti, sarebbero riusciti a entrare nel profilo Facebook della presunta vittima, dal quale hanno inviato il video a luci rosse a tutti i suoi contatti. Gli imputati negano le accuse. Il 48enne sostiene che soltanto nella testa della donna tra loro c’era una relazione sentimentale.