Monza, processo per permessi di soggiorno falsi. Ma mancano i traduttori

Rinvio a marzo per cercare nuovi interpreti adatti al procedimento relativo al business dei documenti. Sentiti solo gli egiziani che dichiaravano di comprendere e parlare bene l’italiano

Ostacolo interpreti per i giudici del Tribunale di Monza

Ostacolo interpreti per i giudici del Tribunale di Monza

Monza, 20 luglio 2022 - Gli interpreti di lingua araba, per tradurre in aula le parole degli egiziani imputati di reato connesso da interrogare, sono da scartare perché incompatibili per essere già stati utilizzati dalla Procura durante le indagini. È l’ostacolo con cui si sono trovati a combattere i giudici del Tribunale di Monza al processo per corruzione sul presunto business del rilascio o rinnovo dei permessi di soggiorno, o la concessione del nulla osta per il ricongiungimento famigliare a stranieri che non ne avevano i requisiti. Dopo aver nominato un interprete, su istanza della difesa degli imputati hanno dovuto rinunciarvi perché già consulente del pm e nominarne un altro, ma anche lui è risultato incompatibile.

Allora i giudici hanno potuto iniziare a sentire solo gli egiziani che dichiaravano di comprendere e parlare bene l’italiano e rimandare gli altri alla prossima udienza fissata a marzo per cercare un nuovo interprete. Per questa vicenda è già stato condannato col rito abbreviato a 5 anni, 10 mesi e 20 giorni di reclusione Ibraim Saran, residente a Bernareggio, imputato di associazione per delinquere e falso perché ritenuto il promotore del sodalizio criminale. Ora alla sbarra ci sono l’ispettore della guardia di finanza di Monza (ma che era in aspettativa per problemi di salute) Alessandro De Domenico, residente a Bernareggio, il sovrintendente della polizia di Stato in servizio all’ufficio immigrazione del Commissariato di Greco Turro a Milano Giovanni Alongi, di Sesto San Giovanni e altri due egiziani.

Le indagini sono partite nel 2016 dalla denuncia presentata alla guardia di finanza di Monza da un egiziano che aveva subìto un controllo fiscale nel suo negozio per vendetta da parte del connazionale organizzatore dei raggiri con cui aveva avuto un diverbio. Sono 21 i casi in cui cittadini extracomunitari, tutti egiziani, avrebbero ottenuto permessi di soggiorno o di ricongiungimento familiare senza averne diritto. Bastava mettersi in contatto con il connazionale di Bernareggio, a capo di un’impresa di pulizie dopo avere avuto in passato una macelleria e avere soldi da sborsare. A chi non aveva possibilità economiche veniva chiesto qualche centinaio di euro, che arrivavano a 5.000 per i più facoltosi. A un commercialista il compito di creare la documentazione falsa.