
Il processo è stato rimandato di una settimana
Monza, 30 giugno 2020- Arriva in aula il pentito al processo per l’omicidio dell’albanese murato 7 anni fa sotto un residence a Senago. Ma il suo avvocato non è stato avvisato e slitta tutto di una settimana. Questo uno degli “incidenti“ di percorso che ha fatto rinviare ieri al Tribunale di Monza il dibattimento che doveva entrare nel vivo davanti alla Corte di Assise di Monza per la morte di Astrit Lamaj, scomparso a 42 anni nel 2013 e rinvenuto nel 2019 dentro un antico pozzo artesiano del residence in ristrutturazione “Villa degli Occhi“ a Senago.
Alla sbarra 2 dei 5 accusati, Francesco Serio, 45enne residente a Muggiò, che deve rispondere di omicidio volontario premeditato, soppressione di cadavere, droga, armi e furto d’auto e Cosimo Mazzola, 54enne anche lui muggiorese, imputato di soppressione di cadavere e droga. Parti civili i familiari della vittima. Convocato in aula come primo testimone il collaboratore di giustizia Carmelo Arlotta (a sua volta coimputato, ma nel processo con il rito abbreviato fissato al 10 luglio), secondo cui l’albanese è stato attirato con la scusa di una compravendita di marijuana in un box a Muggiò, stordito con un colpo contundente e poi strangolato con un filo di nylon ed è stata Carmela Sciacchitano, 63 anni, siciliana residente a Genova, la mandante dell’assassinio di Lamaj, colpevole di avere interrotto la relazione sentimentale con la donna e di essersene andato prelevando dalla casa della ex gioielli per 100 mila euro.
Tra i responsabili , per la Procura di Monza, anche Angelo Arlotta, fratello di Carmelo Arlotta. I due fratelli e la Sciacchitano hanno scelto il rito abbreviato. Al processo in Corte di Assise i difensori di Serio e Mazzola hanno chiesto ed ottenuto che il pentito venisse sentito in aula (non in videoconferenza dal carcere come vorrebbero le disposizioni per l’emergenza Coronavirus) e che anche i due imputati fossero presenti accanto ai loro avvocati. Ma le rigide norme anticontagio imposte dall’emergenza Coronavirus prevedono il distanziamento di almeno un metro tra le persone e il Tribunale di Monza è sprovvisto di aule di una certa capienza che potessero contenere i giudici togati e quelli popolari, oltre agli avvocati e agli imputati, quindi la presenza di Serio e Mazzola al processo è stata negata (anche perchè ogni detenuto viene scortato in aula da almeno tre guardie penitenziarie) e gli imputati sono stati collegati in videoconferenza dal carcere. «Una violazione del diritto di difesa - per l’avvocata Roberta Minotti, difensore di Francesco Serio - perché sarebbe importante riuscire a discutere al momento con accanto l’imputato eventuali particolari della testimonianza del collaboratore di giustizia". Ma niente da fare. Carmelo Arlotta è alla fine arrivato, scortato da quattro uomini, rimasti in evidente assembramento per mancanza di spazio nell’aula dove non si respirava perchè l’impianto di condizionamento non viene attivato per non veicolare aria potenzialmente infetta. Il pentito dovrà tornare nella prossima udienza fissata al 6 luglio perchè della sua testimonianza non è stato avvisato il suo avvocato, di cui Arlotta ha diritto di avvalersi in quanto coimputato.