ALESSANDRO SALEMI
Cronaca

Polemica sui presìdi territoriali. I dem: "Attivi in 13 su 17 previsti e nessuno risponde agli standard"

Medici e infermieri insufficienti, i punti prelievi funzionano in media 2 ore al giorno

«Siamo di fronte al fallimento della giunta Fontana», denuncia Lorenzo Sala, segretario provinciale del Pd Monza e Brianza

«Siamo di fronte al fallimento della giunta Fontana», denuncia Lorenzo Sala, segretario provinciale del Pd Monza e Brianza

Una situazione in divenire e ancora piuttosto deficitaria emerge dall’analisi del Partito Democratico di Monza e Brianza sullo stato delle Case di Comunità brianzole e lombarde, le strutture sanitarie territoriali previste dal Pnrr per rivoluzionare l’assistenza sanitaria di prossimità.

In Lombardia, secondo i dem solo 8 delle 216 Case di Comunità programmate risultano pienamente operative e in regola con il Decreto ministeriale 77 del 2022. Simile, proporzionalmente, la situazione della provincia di Monza e Brianza, dove per ora nessuna delle 13 strutture attivate risponde pienamente agli standard previsti. I dati sono stati raccolti dal gruppo regionale del Pd attraverso 140 accessi agli atti alla direzione generale Welfare di Regione Lombardia. A Monza e Brianza, delle 17 Case di Comunità previste, ne sono attive attualmente 13: a Besana, Brugherio, Cesano Maderno, Desio, Giussano, Lentate sul Seveso, Limbiate, Lissone, Monza (via Solferino), Seregno, Vimercate, Macherio e Nova Milanese. Le restanti - Bellusco, entro fine 2025, e due a Monza (via Borgazzi e via Luca Della Robbia) - apriranno entro la primavera del 2026. Ma più che l’apertura, il Pd denuncia la qualità dei servizi offerti. Nelle 13 strutture brianzole attive - rilevano i dem - nessun medico di medicina generale è presente 24 ore su 24, sette giorni su sette, come richiesto dalla normativa. Gli infermieri, che dovrebbero garantire assistenza per 12 ore al giorno, sono assenti o insufficienti. La diagnostica, quando presente, è attiva in media solo per 11 ore e 16 minuti a settimana, mentre i punti prelievi funzionano per appena 10 ore e 12 minuti settimanali, pari a circa 2 ore al giorno su 5 giorni.

In tre strutture, inoltre, la diagnostica è completamente assente. E l’integrazione con i servizi sociali - altro pilastro delle Case di Comunità - è carente nel 31% dei casi in Lombardia e non meglio specificata in Brianza. "Siamo di fronte al fallimento della giunta Fontana", denuncia Lorenzo Sala, segretario provinciale del Pd Monza e Brianza. "I numeri sono impietosi. Le Case di Comunità dovevano essere il cuore della medicina territoriale, ma in Brianza, come in tutta la Lombardia, mancano medici, infermieri e servizi essenziali. Senza un piano di riprogettazione, l’unica cosa che cresce sono i profitti dei grandi gruppi della sanità privata". Estendendo lo sguardo all’intera Lombardia, il quadro è analogo. Il 96% delle 216 Case di Comunità previste è inattivo o parzialmente funzionante. Un terzo delle strutture programmate esiste solo sulla carta, mentre nel 40% di quelle attive mancano i medici di medicina generale, nel 45% non c’è diagnostica e nel 30% i punti prelievi sono assenti. "La scadenza di giugno 2026 prevista dal Pnrr non sarà rispettata", attacca Ivano Riva, responsabile provinciale della sanità per il Pd. "Regione Lombardia ha mandato a Roma un programma ambizioso, ma i numeri dimostrano che le promesse non sono state mantenute. È grave che si rischino di perdere anche dei soldi". Regione Lombardia risponde con decisione alle critiche del Pd regionale e di Monza e Brianza. Accusata di ritardi e carenze, la giunta Fontana replica con una nota della direzione generale Welfare, sottolineando i progressi compiuti: "Su 216 Case di Comunità programmate, 142 sono già attive, pari a oltre il 65%. Un risultato concreto, frutto di un’attivazione progressiva dei servizi".

La Regione contesta i dati diffusi dal Pd, definendoli "strumentali e difformi dalla realtà". Secondo il monitoraggio aggiornato a giugno 2025, pubblicato sul sito regionale, i servizi essenziali sono già a disposizione dei cittadini in molte strutture, anche prima del completamento infrastrutturale. "L’approccio graduale consente di rispondere tempestivamente ai bisogni della popolazione", si legge nella nota. Relativamente ai requisiti del decreto ministeriale 77/2022, la Regione chiarisce: "Va distinta la presenza dei servizi dalla loro piena operatività 24 ore su 24 per 7 giorni su 7". I dati, in questo senso, parlano di un Punto unico di accesso attivo nel 98,5% delle Case, servizi infermieristici nel 94,8%, assistenza domiciliare integrata nel 96,3% e integrazione con i servizi sociali nel 96,3%. La partecipazione della comunità è garantita nel 97% dei casi, mentre i punti prelievi sono attivi nel 68,1% e i servizi diagnostici di base nel 75,6%.

La Regione afferma insomma un impegno costante per la sanità territoriale, smentendo le accuse di immobilismo e ribadendo la trasparenza dei propri dati.

Alessandro Salemi