Attaccare le liste d’attesa in sanità agendo non solo in emergenza – cioè acquistando più prestazioni dai fornitori privati e pagando più straordinari al lavoratori pubblici per abbattere gli arretrati –, ma anche sul lungo periodo, sulle "cause" che le determinano. E imporre obblighi ai privati contrattualizzati. Sono l’alfa e l’omega di dieci raccomandazioni che l’Orac (Organismo regionale per le attività di controllo, l’“Anac lombarda“) formula alla Regione in un documento sulla "gestione delle liste d’attesa" allegato alla relazione sulle sue attività nel secondo semestre 2024, presentata alla Commissione Affari istituzionali del Pirellone. Tre pagine a valle di un’indagine condotta anche ascoltando tecnici di Asst, Ats e della Direzione Welfare, che riassumono le azioni intraprese incluso il Cup unico in sperimentazione nel Bresciano, "certamente utili" e foriere di "effetti positivi sul lungo periodo".
E tuttavia, scrive l’organismo presieduto da Giovanni Canzio, occorrono pure "iniziative e provvedimenti" per "migliorare e velocizzare gli strumenti di governo" del sistema e "ricondurre il fenomeno a condizioni accettabili a regime".
Qui interviene il “decalogo“ dell’Orac, che include indicazioni di buonsenso come informare meglio gli utenti, altre di difficile implementazione sul controllo dell’"appropriatezza delle prescrizioni", e altre ancora che sembrano difficilissime in Lombardia, come dotare i medici di base d’un "sistema informatico e tecnico-organizzativo idoneo", incentivare la presa in carico dei pazienti "anche con strumenti di premialità/penalizzazione", e governare l’offerta con "una programmazione pluriennale" basata sull’"analisi delle esigenze della popolazione". È il punto 3, e si connette al 10, che chiede "obblighi più incisivi e dettagliati nei confronti del privato accreditato", agendo su "negoziazione delle quantità e tipologie delle prestazioni" (Regione oggi le sceglie per non oltre il 10% del budget), sulla "correttezza dell’informazione nei confronti dell’utenza", e imponendo loro l’"obbligo di instaurare uffici di pubblica tutela e Rua (responsabili delle liste d’attesa, ndr) come nelle aziende sanitarie pubbliche".
Giambattista AnastasioGiulia Bonezzi