BARBARA CALDEROLA
Cronaca

Disastro Planet Farms: un guasto, poi il rogo. Così è stata distrutta in poche ore l'azienda modello

Cavenago Brianza, la scintilla da un compressore prima dell’alba Allarme anche a Bergamo, ma solo danni. Le lacrime del fondatore

Planet farm in fiamme

Planet farm in fiamme

La facciata annerita, il tetto che non c’è più, a Cavenago va in fumo la prima fabbrica dell’agricoltura verticale ad aver visto la luce in Lombardia: ieri le fiamme hanno cancellato Planet Farms, la fattoria "più grande d’Europa" che usa poca acqua e nessun pesticida. Dalle sue serre ad altissima tecnologia fino a poche ore fa uscivano buste di insalata e pesto sostenibili per supermercati e chef stellati. Uno choc per i fondatori dell’impresa destinata a rivoluzionare il settore cancellata dalla scintilla di un compressore che in pochi minuti ha scatenato l’inferno. Le fiamme sono iniziate prima che facesse giorno. E poi, dall’alba al primo pomeriggio le fiamme hanno alzato l’enorme colonna di fumo e inghiottito l’azienda.

Tutto per un guasto. Almeno secondo l’ipotesi tratteggiata dai vigili del fuoco per spiegare il devastante incendio percepito a distanza di chilometri per via dell’enorme pennacchio nero sull’A4, dove si affacciano le camere sterili di Luca Travaglini, in lacrime insieme a una trentina di dipendenti, mentre il suo socio e cofondatore Daniele Benatoff sta rientrando da un viaggio di lavoro all’estero. Non ha visto con i propri occhi lo scempio consumarsi minuto dopo minuto. I danni sono enormi, la combustione dei pannelli di coibentazione è lenta, come successo alla Torre dei Moro a Milano, due anni e mezzo fa. Un problema tecnico, dunque, alla base del disastro e tanti gli interrogativi che si fanno strada.

«Ma adesso è un momento troppo delicato per sviscerare tutti gli aspetti del rogo", dice il sindaco Davide Fumagalli, fra i primi ad accorrere sotto il cavalcavia della Milano-Venezia, in via Santa Maria al Campo, dove il capannone "si era trasformato in un’enorme torcia". "Il Comune offrirà tutto il supporto necessario", ha assicurato al personale e al titolare nel pomeriggio, quando l’emergenza ambientale era già alle spalle. "Abbiamo chiesto alla popolazione di tenere le finestre chiuse, una precauzione". Misura allargata ai centri vicini, Cambiago, Basiano, Agrate, Cavenago, Bellusco sia dell’hinterland che brianzoli. "Nessun rischio per la salute", hanno garantito Arpa (Agenzia regionale per la protezione ambientale) e Ats dopo i rilievi e la cabina di regia subito aperta dalla prefettura a Monza.

"Per fortuna non ci sono feriti e la situazione è sotto controllo", sottolinea l’azienda in una nota. Resta la desolazione per la fine della fabbrica ad alta tecnologia inaugurata nel 2021: 10mila metri quadrati sviluppati in altezza per produrre fino a 30mila buste al giorno di ortaggi idroponici. Una start-up nata da un mix di tradizione e innovazione con la missione di spingere l’evoluzione del comparto agricolo verso una nuova frontiera verde ed efficiente, rispettando, però, i pilastri della coltivazione in campo. Ruota tutto attorno alle camere bianche, che "coniugano profitto ed etica, fra la pressione demografica mondiale e la crisi climatica". Da Cavenago fino a oggi uscivano 800 tonnellate l’anno di verdure e aromi e per ottenere il risultato bastava "un ettaro di terreno, con il metodo tradizionale ne servirebbero 100, mentre il consumo di acqua è tagliato del 95%". Ma adesso è tutto da ricostruire.