STEFANIA TOTARO
Cronaca

Il pestaggio in carcere a Monza, l’ex direttrice: “Sberle e pugni al detenuto”

Cinque agenti sotto accusa: le telecamere li riprendono mentre tengono fermo e picchiano un uomo

Cinque agenti della Polizia penitenziaria a processo a Monza (Immagine archivio)

Cinque agenti della Polizia penitenziaria a processo a Monza (Immagine archivio)

Monza, 18 dicembre 2024 –  È stato un evento estremamente doloroso, tanto che l’ho rimosso e alcune immagini del video mi sono tornate in mente solo dopo. Quello che ricordo è una reazione scomposta, un comportamento incongruo per un’azione di contenimento di un detenuto”. L’ex direttrice del carcere di Monza Maria Pitaniello è tornata ieri al Tribunale di Monza per il controesame della difesa degli imputati al processo che vede 4 uomini e 1 donna, allora comandante di reparto facente funzioni, della polizia penitenziaria accusati a vario titolo di lesioni aggravate, falso, calunnia, violenza privata, abuso d’ufficio e omessa denuncia per avere picchiato nell’agosto 2019 Umberto Manfredi, 52enne, ex collaboratore di giustizia, mentre si trovava all’interno della casa circondariale monzese. Il detenuto si è costituito parte civile insieme all’associazione Antigone per la tutela delle garanzie nel sistema penale e penitenziario. Secondo l’accusa il detenuto è stato colpito a pugni e schiaffi da un agente, mentre altri lo tenevano fermo.

C’è un video dell’accaduto estratto dalle telecamere interne al carcere, che mostra l’agente che schiaffeggia il detenuto ma, secondo la difesa degli imputati, le telecamere non hanno ripreso, per un cono d’ombra, il momento precedente in cui il detenuto avrebbe sferrato un calcio al volto di un agente. A dire degli imputati le lesioni non sono state causate da una violenta aggressione da parte degli agenti, che sostengono di avere soltanto ‘contenuto’ il detenuto dopo che ha opposto resistenza, ma dalla caduta dopo il trasferimento in cella e da un’azione di successivo autolesionismo.

Maria Pitaniello, che ora è direttrice del carcere di Busto Arsizio, alle domande degli avvocati degli imputati ha confermato che Umberto Manfredi faceva lo sciopero della fame perché voleva essere trasferito in un’altra casa circondariale e che a maggio 2019 era stato oggetto di un rapporto disciplinare per comportamenti aggressivi nei confronti degli agenti di polizia penitenziaria che, a detta della ex direttrice, “dopo questa vicenda avevano dimostrato di avere paura ad affrontare interventi critici”. Era stato il Garante dei diritti dei detenuti, dopo la denuncia presentata da un parente dell’ex collaboratore di giustizia ad Antigone, a chiedere di far luce. “Il giorno del fatto la comandante di reparto mi parlò di un’azione di contenimento in cui il detenuto aveva ricevuto dei colpi - ha spiegato Maria Pitaniello - Ma dopo l’interessamento del Garante ho visto il video e l’ho trovato di interesse del Garante e della Procura. Ne ho parlato con il Provveditore e ho informato che avrei inviato il video. La comandante mi ha telefonato dicendomi che non le sembrava opportuno, ma chiusi la chiamata”.