STEFANIA TOTARO
Cronaca

Monza, papà separato distante? "La madre usi Skype"

Dovrà consentirei contatti giornalieri per telefonate e videochiamate tra il figlio minorenne e il genitore in Campania

Una manifestazione di padri separati

Monza, 8 maggio 2020 - Se mamma e papà separati vivono in due regioni diverse, durante l’emergenza Covid-19 il genitore con cui il figlio vive deve permettergli di tenersi in contatto con il genitore lontano via Skype o WhatsApp. Lo ha deciso il giudice tutelare del Tribunale civile di Monza, accogliendo il ricorso urgente di un padre, residente ad Avellino, con affido congiunto del figlio minorenne, che vive dalla madre a Paderno Dugnano.

I rapporti tra genitori e figli di coppie separate sono stati messi a dura prova dal coronavirus. Le misure limitative e i divieti di spostamento hanno reso difficoltosi gli incontri. Il Governo ha chiarito che "gli spostamenti per raggiungere i figli minorenni presso l’altro genitore o comunque presso l’affidatario, oppure per condurli presso di sé, sono consentiti anche da un Comune all’altro" ma che gli spostamenti devono "in ogni caso avvenire scegliendo il tragitto più breve e nel rispetto di tutte le prescrizioni di tipo sanitario". Ma a volte le distanze sono davvero troppo lunghe, come quelle tra la Campania e la Lombardia e la paura del contagio spinge le persone a tenere comportamenti più restrittivi di quelli permessi, anche per tutelare i fig li. Così i l padre del bambino, rappresentato dall’avvocato Mario Di Salvia, facendo leva sulle restrizioni in tema di circolazione delle persone messe in atto in questo periodo, ha chiesto al giudice che il diritto di visita fosse sostituito, almeno fino alla cessazione delle limitazioni, con l’obbligo della madre di favorire giornalieri incontri telematici del minore con il padre. Facendo anche riferimento al fatto che il Tribunale di Avellino, decidendo sulla separazione tra i coniugi con affido congiunto del figlioletto, aveva già stabilito la possibilità per il padre di mantenersi anche in contatto telefonico con il bambino, ma nel periodo della pandemia il genitore lontano aveva avuto difficoltà a sentire il figlio.

La giudice monzese Anna Vigorelli ha ritenuto il ricorso "meritevole di trovare accoglimento urgente medio tempore al fine di non compromettere i prioritari diritti del minore a mantenere rapporti affettivamente significativi" con il padre "seppur temporaneamente via telefono e/o con videochiamate tramite applicazioni come Skype o WhatsApp o similari via internet durante il periodo emergenziale sanitario nazionale". La giudice ha quindi ordinato alla madre "di tenere attiva la propria utenza mobile e consentire e favorire un contatto giornaliero tra le 15 e le 22".