Omicidio di Simone Stucchi, "Limo": in nove a processo, altri ragazzi ai Servizi sociali

Udienza preliminare per i 19 maggiorenni arrestati a giugno, per i 5 minori tra cui l’autore del delitto si procede a parte. Un patteggiamento

Dimitry Simone Stucchi

Dimitry Simone Stucchi

A giugno gli arresti, ora il rinvio a giudizio per i maggiorenni della rissa di Pessano finita con il cadavere di Simone Stucchi (per gli amici Limo) sul marciapiede. Il 29 settembre 2021 l’edicolante di Vimercate, 22 anni, fu accoltellato durante un regolamento di conti fra gruppi rivali per un debito di droga. La vittima si era unita ai suoi per aiutare un amico di infanzia, Davide Colombi, presunto capo della fazione brianzola, oggi imputato. Fra due mesi per l’omicidio e il pestaggio in sette saranno processati dal Gup Fiammetta Modica con rito abbreviato e altri due invece saranno alla sbarra davanti alla Corte d’Assise, a fine novembre. Per altri nove è stata accolta la richiesta di messa alla prova con due anni di prescrizioni e la revoca dei domiciliari e per un decimo il patteggiamento.

L'udienza preliminare

Si è chiusa così, ieri, a Milano, l’udienza preliminare. Gli Stucchi sono parte civile. In tribunale ancora una volta è riecheggiato il dolore "per una fine assurda" insieme a tutte le tappe che portarono alla tragedia: un’escalation di messaggi sui social sempre più minacciosi da una parte e dall’altra, fino "alla chiamata alle armi" dei due capi, Colombi e Youssef Mahmoud Elsayed, alla testa dei milanesi. Ma quando vide cosa succedeva al parchetto, se ne andò.

Le ultime parole di "Limo"

L’esecutore materiale all’epoca aveva 17 anni e 10 mesi, non è fra i 19, per lui e gli altri 4 minorenni coinvolti si procede a parte. Nel racconto dei testimoni il dramma e le ultime parole della vittima: "Mi hanno bucato", disse Stucchi accasciandosi a terra dopo che l’aggressore gli aveva conficcato la lama nel cuore. Sul coltello a serramanico di 20 centimetri "trovato aperto con il blocco inserito sulla scena del crimine", scrive il gip di Milano che ha fatto scattare il blitz , c’era il Dna del 17enne che si avventò su Simone "come una tigre" e quello di suo fratello di 15, che aveva ricevuto il "bidone", soldi falsi per la droga venduta a Colombi, secondo gli inquirenti organizzatore dello scontro finale.

L'affare finito male e la faida

È lui, dopo l’affare sul "fumo" finito male con il più giovane dei fratelli originari del Nord Africa, a diventare protagonista di una faida che finirà con un morto a terra. Una delle figure chiave della vicenda. È lui a invitare i suoi a presentarsi con bastoni, coltelli, mazze, pietre e bottiglie di vetro per affrontarsi in uno "scontro violento". Dall’altra parte, lo stesso. È finita con un funerale. Ora, la famiglia aspetta giustizia.