
Nicolò Farina, cuoco a Celerina
Sarebbe dovuto andare al Noma di Copenaghen, ristorante pluristellato, noto a livello planetario. Peccato che le restrizioni anticovid abbiano impedito a Nicolò Farina, 24 anni, di archiviare pure questa esperienza in Danimarca.
Ma per fermare il giovane chef monzese, formatosi all’Istituto alberghiero don Carlo Gnocchi di Carate e successivamente specializzatosi ad Alma Scuola Internazionale di Cucina Italiana di Colorno, ci sarebbe voluto ben altro. L’attrazione per ricette e fornelli, del resto, si era manifestata presto: da bambino, dopo essersi calcato in testa un ampio copricapo da cuoco, faceva finta di cucinare per gli ospiti di mamma Monica e papà Massimiliano, in seguito pronti ad assecondare questa sua passione. "Da piccolo – ricorda – anziché giocare con le macchinine, preferivo imitare un cuoco". Quel gioco, con il passare degli anni, è diventata una cosa seria: Nicolò ha fatto stage al Ristorante Morelli di Milano, al Fiorida di Mantello e al Trussardi alla Scala di Milano. Ha avuto pure l’opportunità di lavorare al Ristorante il Cavallino di Maranello, ma ha preferito fare altre scelte. Tre anni fa ha fatto rotta verso l’Engadina: dapprima ha lavorato in un albergo ristorante a Pontresina, ora è responsabile di cucina in un ristorante di Celerina. "A inizio carriera – spiega – ho dovuto affrontare le conseguenze dell’emergenza sanitaria. In Svizzera c’erano meno restrizioni e così ho preso questa decisione. Non ho rimpianti, anzi. Lavorare all’estero ti arricchisce professionalmente e umanamente".
Gianni Gresio