Morto a 22 anni, Emis Killa agli amici di Simone: "Basta violenza"

Contro chi agita lo spettro della vendetta: "Cercate un hobby, viaggiate, innamoratevi, fate sport. Da certe cose non si torna più indietro"

Il rapper Emis Killa conosceva Simone, ha scritto un post su instagram sulla tragedia

Il rapper Emis Killa conosceva Simone, ha scritto un post su instagram sulla tragedia

Vimercate (Monza e Brianza) - «Verrete ripagati con la stessa moneta". Qualcuno degli amici di Simone Stucchi agita su internet lo spettro della vendetta. Contro questo pericolo arriva il consiglio "da fratello maggiore" di Emis Killa. Il famoso rapper vimercatese conosceva la vittima delle coltellate di Pessano fin da bambino e oggi come tutti in città fatica ad accettare la sua fine. Il musicista si rivolge agli amici del ragazzo: "Non focalizzatevi sulla violenza. Cercatevi un hobby: viaggiate, innamoratevi, fate sport. Da certe cose non si torna più indietro". L’artista nel post su Instagram dedicato alla tragedia denuncia anche "l’esaltazione senza precedenti che c’è tra i giovani". Un timore che accomuna anche le istituzioni. Vimercate e Pessano unite dal dramma e ora "dalla paura che sangue chiami altro sangue", dice il sindaco Alberto Villa. E’ un fiume minaccioso che si muove nei meandri della rete, dove si parla anche di Kanun, la legge albanese della faida.

E’ per fermare questo vento di odio che venerdì sera davanti ai 400 amici di "Limo", riuniti per ricordarlo, il primo cittadino Francesco Sartini ha lanciato un appello: "Non cedete alla tentazione di farvi giustizia da soli". Parole pronunciate per arginare il desiderio di pareggiare un’altra volta il conto. "Fermiamoci – aggiunge Villa – purtroppo siamo già andati oltre il confine e bisogna tornare subito indietro. Questa storia deve far diventare tutti più consapevoli. In gioco c’è il valore assoluto della vita. Ma non sembra chiaro ai protagonisti della vicenda". Gli amici più stretti ricordano che "Simone ha sempre creduto nei sogni di tutti e questo momento non deve distruggerci ma unirci".

I legami tra i ragazzi e l’intreccio che ha scatenato la frizione fra le due compagnie – insulti e minacce telematiche andavano avanti da settimane – sono tra gli elementi chiave dell’indagine certosina scattata subito dopo l’omicidio e che sta ricostruendo le esatte responsabilità di tutti. Chi c’era, chi ha partecipato al delitto e chi ha avuto anche solo un ruolo nella rissa. Ai carabinieri non basta un quadro sommario di indizi, serve una ricostruzione che regga davanti al giudice. Fra i circa 30 giovani che erano a Pessano la sera di quelle quattro coltellate c’erano anche diversi minorenni, tutti italiani, alcuni di origine straniera, studenti e lavoratori, incensurati e altri con piccoli precedenti. I rivali si sono affrontati con violenta determinazione, all’appuntamento erano arrivati armati fino ai denti e i vimercatesi si erano calati cappucci sulla faccia prima di entrare con le mazze nel parco del piccolo centro dell’hinterland.

Ma a svelare i loro volti potrebbero essere le telecamere, che avrebbero catturato alcune sequenze del raid. Anche i testimoni hanno fornito riscontri utili agli inquirenti. L’esame autoptico darà la certezza sul numero dei colpi, sulla loro sequenza e sull’emorragia che ha messo fine alla vita del ventenne. Poi, sarà fissata la data del funerale. "Simone resterà sempre qui vicino a noi", hanno detto i compagni che hanno appeso uno striscione per lui in piazza Mar coni. Quello spazio ai confini del centro dove hanno trascorso tante serate a parlare di futuro e che oggi "senza di lui è dannatamente vuoto". Un dolore condiviso con tanti amici di famiglia della vittima e altri genitori presenti alla commemorazione in piazza Unità d’Italia. Sulla serranda dell’edicola di papà Massimo e mamma Daniela continuano ad arrivare fiori.